22/01/09

Tutele par ducj, tutele par nissun

E je stade presentade îr ae stampe la propueste di leç su la “valorizzazione e la promozione dei dialetti e degli idiomi storici veneti del Friuli Venezia Giulia” fate indenant dal grup “Italia dei Valori – Cittadini” in Consei regjonâl, prin firmatari Pietro Colussi. La propueste e rive daspò di chês fatis indenant tal Setembar dal an passât su “Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico e culturale del Friuli Venezia Giulia”, prin firmatari Piero Camber intune cun conseîrs dal PdL, de UDC, e dai Pensionâts, e su “Tutela, valorizzazione e promozione degli idiomi e dialetti storici veneti del Friuli Venezia Giulia”presentade de Lenghe Nord, prin firmatari Federico Razzini.

Ducj a sigurin che si trate di iniziativis par difindi e promovi la pluralitât culturâl e linguistiche de nestre regjon e che no si trate di fâi cuintri a di nissun (e, cjale câs, si cite simpri la lenghe furlane. Se e je pardabon cussì, parcè nissun di lôr si è fat sintî par pretindi il rispiet des leçs che za a son, a tacâ de 482/99 e de 38/01, che di agns a son violadis? Parcè no disino nuie sul tai progressîf des risorsis pe 482? Parcè no intervegnino par meti in vore la gnove leç sul furlan (di fat, no je la impugnazion di cualchi articul a blocâle, ma la mancjance di regolaments)? Al ven il suspiet che, cul tutelâ ducj, si ponti in realtât a no tutelâ nissun...

La cjarte linguistiche dal Friûl che us proponìn achì e rive dal blog di Sandri Carrozzo.

Intai prins doi coments o cjatais i articui publicâts vuê dal Gazzettino sul argoment.

13 commenti:

Comitât 482 ha detto...

I "CITTADINI": "NON SOLO FRIULANO VANNO VALORIZZATI ANCHE I DIALETTI VENETI"

Trasformare l'Arlef da agenzia regionale per la lingua friulana a una sorta di agenzia linguistica generale deputata a occuparsi anche della tutela e della valorizzazione dei dialetti e degli idiomi veneti del Friuli Venezia Giulia. E' quanto prevede la proposta di legge firmata dal capogruppo dei Cittadini-Italia dei Valori Piero Colussi, sostenuta anche da Sinistra Arcobaleno e gradita al Pd che la sta vagliando.
I dialetti venetofoni sono molto più diffusi nel Friuli Venezia Giulia di quanto si creda. Non c'è solo il litorale (da Muggia a Marano) - è stato detto ieri - ma lo stesso centro di Udine, dove tradizionalmente i ceti più agiati si esprimevano più in veneto che in friulano. Colussi chiarisce però che il livello di tutela non sarebbe lo stesso del friulano: non si prevedono interventi né nell'insegnamento scolastico né nella toponomastica. Si pensa piuttosto alla protezione di un patrimonio che secondo Roberto Antonaz (Sinistra Arcobaleno) «è non solo della regione ma di tutta l'umanità».
Tutelare dunque in modo diverso gli idiomi venetofoni, tra cui il bisiaco e il triestino – questa la filosofia che emerge dall'arco di Intesa Democratica. Ed evitare sperperi e contrapposizioni: di qui la proposta di non creare un'altra Agenzia. «Non è tempo di fare doppioni. In più ampliando l'Arlef – spiega Colussi – si possono superare quelle barriere culturali che appartengono a un passato da non incentivare», se è vero come ha rilevato il suo collega triestino Alunni Barbarossa che «la civiltà di un popolo si misura sulla tutela delle culture del passato». I nomi che incarnano questa civiltà sono tanti e di terre e tempi diversi: dal gradese Biagio Marin, al pordenonese Gianmario Villalta, al bisiaco Ivan Crico, al triestino Claudio Grisancich.
La proposta Cittadini-Idv-Sinistra Arcobaleno - che lascia vuota la casella relativa ai finanziamenti - è la terza sul tappeto del Consiglio regionale: due analoghe sono già state presentate dal centrodestra, primi firmatati rispettivamente Piero Camber (Pdl) e Federico Razzini (Lega Nord). La soluzione più probabile, secondo Colussi, è che si trovi una sintesi in sede di comitato ristretto, ma Antonaz non è fiducioso sulla disponibilità della maggioranza: «C'è in loro un atteggiamento diverso, quello di chi vuole fare degli idiomi locali un elemento di differenza, che crea muri e distanze».
L'esigenza di proteggere i dialetti si sta però diffondendo. Da tempo l'Associazione Armonia raccoglie firme per la tutela del dialetto triestino proponendosi a tutti gli interlocutori politici senza distinzione di schieramento e il Consiglio comunale di Ronchi già nel 2007 aveva approvato all'unanimità un ordine del giorno a favore della tutela della bisiacaria. Culture diverse, ma non meno importanti, che talvolta riscuotono apprezzamento nell'estero lontano. Come ricorda Crico, il gradese Biagio Marin è tradotto anche in Cina, a differenza di tanti autori in italiano.

P.P.

Il Gazzettino, 22/01/09

Comitât 482 ha detto...

COMITATO 482: "IL RISCHIO E' TUTELARE TUTTI PER NON TUTELARE NESSUNO"

«Il sospetto è che si voglia tutelare tutti per non tutelare nessuno». E’ la prima reazione del portavoce del Comitato 482, Carlo Puppo, alla proposta di legge per la tutela e la valorizzazione dei dialetti e degli idiomi veneti presenti in regione, presentata ieri dai Cittadini-Idv.
«Ovviamente nulla di contrario in linea di principio a qualsiasi tutela – aggiunge -, purché rimanga chiara una distinzione di fondo: lo Stato italiano riconosce 12 minoranze linguistiche, quelle elencate nella 482. Ad esse e a Rom e Sinti, inoltre, si applica la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali che è stata firmata e ratificata dall’Italia».
Ciò che comunque lascia perplesso il rappresentante del Comitato è che i consiglieri proponenti la legge, insieme a quelli che hanno già presentato analoghe proposte, Piero Camber del Pdl e Federico Razzini della Lega Nord, «non li abbiamo mai sentiti alzare la voce per il cronico ritardo con cui arrivano i finanziamenti per la legge 482 e, tantomeno, per il loro drastico ridimensionamento. Per il 2008 le 12 minoranze dovranno dividersi 3 milioni, che nel 2009 scenderanno a 2 milioni e nel 2010 a un solo milione. Arrivare a queste cifre – sottolinea Puppo – significa rendere la legge pressoché inapplicata». Puppo non li ha sentiti neppure spendersi per l’applicazione della nuova legge regionale di tutela del friulano, cui mancano i decreti attuativi.

A.L.

Il Gazzettino, 22/01/09

Anonimo ha detto...

pieri colussi l ese chel ca voleve salvaguarjia icosidets .dialets furlans bo a livelcultural a lu pos fa cence i bez casi fazi une filologjiche dei dialets pero cui soi bez o chei di dipietro e del so fii come ca si iot ben te cjarte geografiche di carozzo l ottantta par cent dal teritorio ae di lenghe marelenghe e i ricevin gja puc bez dal mond politic se i vin di da ancje un diz par cent pal dialet di sauris di timau etc.etc i sin fresc

Anonimo ha detto...

chel tipo lim ale un provocator oportunist come b bolzonello e gherghetta al dovares la cui fasci de fiamme e di storace

Anonimo ha detto...

il comitat a la di riunisci e fa sinti le so voz mandin un cndidat fur dei partits pe cause furlanne a bruxell si vote fra 132 diz boicottin che partits ca no gli free nie dal friul di manda a bruxell con o cence freference parce che ancje cu lis preferencis a varan di domanda sinpi arome le linee del partit

Scovacis ha detto...

I "Cittadini" sono i ex-"Cittadini per il presidente"? Ano mudât il non in "cittadini" e vonde? Miôr, stant che il president ju à bandonâts cence saludâ.
Che chestis propuestis di "tutele dai dialets" e vegnin di int che fin a îr a erin parfin contraris a la tutele di une lenghe come il furlan al è almancul sospiet, oltre che schizofrenic.

Anonimo ha detto...

si a son propri chei ce tristezze sperin che pas europeas di gugn a si faz une liste autonomiste e vonde colegade cui catalans galles galizians asturians e bretones a le inutil manda su int ca nol freie un tubo del friul ma domo carieris personal 2colussi a le chel cal iot le maniere di fini sul gjiornal a la ancje une rubriche fisse aTPN sul canal di DIMEO

Anonimo ha detto...

i sin l unic regjion talianne che il cjafluc regjional, dula ca e la plui grande minorance lenghistiche , ma la plui pizule ae ore di cambiala cun referendum regjional

Anonimo ha detto...

si cittadin a son finits di bruno malattia ason finits cun l itadia de dolors regjionai un clan ca l abora pal sior dipietro

Anonimo ha detto...

tu as razon anonim une liste ca si poz clama furlans pe marelenghe e cun l unic scopo di manda un grup ae europeos ca lavorin cun atis auwonomiscj cun chest politics talianons basta par simpi

Anonimo ha detto...

svea comitat fait une riunion pa iodi ce ca si poz fa

Anonimo ha detto...

difindi i diallets e no la marelenghe a vul di torna al stes pantan di prin ducju a rivendica una part dei frucons statai clientelism pur

ivan crico ha detto...

Quando in Friuli si parla della valorizzazione degli altri idiomi presenti in regione solo come manovra atta a sminuire l’importanza della lingua friulana, bisognerebbe meditare su questo passo, segnalatomi da un’amica della Sardegna che scrive in logudorese: ” Né il tabarchino né i dialetti liguri in genere sono riconosciuti dallo stato italiano come lingue, né quindi i relativi parlanti come minoranza linguistica; tuttavia l’art. 2 comma 4 della L.R. dell’11 settembre 1997 della Regione Autonoma della Sardegna sulla Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna riconosce al tabarchino (ed altri dialetti della Sardegna) la stessa valenza culturale delle lingue minoritarie diffuse sull’isola, con queste parole:
« La medesima valenza attribuita alla cultura ed alla lingua sarda è riconosciuta con riferimento al territorio interessato, alla cultura ed alla lingua catalana di Alghero, al tabarchino delle isole del Sulcis, al dialetto sassarese e a quello gallurese ». Che poi i politici si approfittino di queste cose per racimolare voti, questo si sa, ma lo hanno fatto e continuano a farlo, se è per questo, ancora molti politici che sfruttano la lingua friulana per raccogliere consensi in modo non meno deprecabili di altri loro colleghi triestini o pordenonesi.