15/03/11

Politichis pal furlan: la situazion e je grivie, lis responsabilitâts claris


Lis resons par jessi preocupâts pes politichis metudis in at pe lenghe furlane a son tantis.
La gnove leç regjonâl 29/07 e je ancjemò ferme dopo trê agns parcè che la maiorance regjonâl no à fat bon nissun regolament atuatîf. Aromai al è impussibil no interpretâ cheste situazion tant che une volontât clare di impedî che la leç e jentri in vore.
Sul front de scuele, in particolâr, il test fat bon ancjemò l’Astât passât de Comission tecniche incjariade di prontâ il document al è fer intun scansel e la aministrazion regjonâl no à ancjemò dât fûr nancje un test alternatîf. Cun di plui, i bêçs stimâts par inviâ la azion di insegnament par furlan intes scuelis si ju spiete dal guvier talian: viodût i precedents, si riscje di passâ agns prime che alc si movi. Chê maiorance di gjenitôrs che a àn domandât pai lôr fîs la lenghe furlane a scuele e restarà cussì malapaiade par cui sa trop.
Ancje il gnûf contrat di servizi jenfri la Rai e il guvier talian al va cuintri de leç statâl 482. Ancje il pas indenant che si veve rivât a fâ si è scuintrât cul probleme des risorsis. Il risi al è che, ancjemò une volte, e vedi di jessi la Regjon a doprâ bêçs dai siei par vê une presince minime de lenghe furlane intal servizi radiotelevisîf public.
Intant, cui che invezit la lenghe furlane le dopre di agnorums te sô programazion, ven a dî lis radiotelevisions privadis si ricjatin pal secont an di file cu la aministrazion regjonâl che i azere i fonts pes convenzions sui programs par furlan.
La Comission paritetiche, che e veve di viodi di inviâ un percors di trasferiment des competencis dal Stât ae Regjon sul teme des minorancis e de istruzion, no à mot un dêt ta cheste direzion.
E, tant par finî, il gnûf statût de ARLeF – che al varès di jessi al esam de Zonte regjonâl – al previôt di trasferî il podê di indreçament des politichis linguistichis dal Comitât Tecnic Sientific (organisim formât di esperts) al Consei di Aministrazion (organisim di nomine politiche direte) cul risi di incressi inmò di plui il podê discrezionâl dai politics inte programazion e intal finanziament dai progjets pal furlan.
Chest, in struc, ce che a àn spiegât te conference stampe di vuê dopodimisdì i rapresentants dal Comitât 482 e dal Comitât pe Autonomie e pal Rilanç dal Friûl. Se no si mude direzion si riscje di pierdi ancje chel pôc che si à concuistât ta chescj agns: un dam pe nestre lenghe, ma ancje par ducj i furlans e pe specialitât e pe autonomie de Regjon. Nol è plui nissun che al puedi dî “jo no savevi”.

3 commenti:

Comitât 482 ha detto...

Un dai documents dâts fûr intant de conference stampe:


FRIULANO A SCUOLA: BASTA RINVII

La Giunta regionale, dopo lunga riflessione durata tre anni, ci ha edotti nei giorni scorsi circa i suoi piani riguardo all’insegnamento della lingua friulana. Ma quali i tempi reali di attuazione? La Legge regionale sul friulano prevedeva l’approvazione dei regolamenti sulla scuola entro il mese di giugno del 2008; data ovviamente disattesa perché “bisognava riflettere bene”. Dopo un anno e più di inerzia, nel settembre 2009, la Giunta regionale ha approvato degli obiettivi “epocali” sulla lingua friulana: l’approvazione del regolamento per l’insegnamento della lingua friulana, l’istituzione della “Commissione per l’uso sociale del friulano”, la ridefinizione dei contenuti della convenzione con la RAI e l’approvazione del Piano generale di politica linguistica. Nemmeno uno di tali obiettivi è stato raggiunto compiutamente.
In questi giorni, con perfetta nonchalance, la Giunta regionale ci ha presentato un suo nuovo “piano di azione” sull’insegnamento del friulano a scuola, informando però che il regolamento di attuazione (in ritardo di tre anni) “è ancora in fase di definizione”. Ma come, ci chiediamo, visto che la Giunta ha deciso, proprio un anno fa, di costituire una apposita Commissione permanente per l’insegnamento della lingua friulana che già nel luglio scorso aveva formulato una proposta compiuta? Lo abbiamo già chiesto, ma lo ripetiamo: perché esso è stato tenuto nei cassetti? Ormai, peraltro, pare evidente il rischio di saltare anche il prossimo anno scolastico, e sarà il quarto consecutivo.
Veniamo ora ai contenuti del piano di azione prospettato dalla Giunta. Secondo l’Assessore Molinaro, per realizzare l’insegnamento del friulano a scuola servono 2,5 milioni di euro l’anno, una cifra ridicola rispetto, per esempio, a quanto spendono ogni anno la Regione e i suoi tanti satelliti in consulenze. Almeno l’assessore si è preso la briga di mettere i colleghi di fronte a dei numeri concreti e di questo gli va dato merito. Ciò che ci preoccupa, tuttavia, è la risposta della giunta regionale, vale a dire: i soldi non deve metterli solo la Regione, ma anche il Ministero dell’Istruzione. Il che significa che nei prossimi mesi ed anni assisteremo ad un continuo rimpallo di responsabilità fra Regione e Stato su chi e come deve fare che cosa, mentre di friulano a scuola si continuerà a vederne sempre meno. In realtà, la Regione, con apposita legge, si è presa l’impegno di coordinare l’insegnamento della lingua friulana nelle scuole e quindi è chiamata anche a stanziare le rispettive risorse. Se poi ne arriveranno altre da Roma, tanto meglio, ma vogliamo dire molto chiaramente che l’unica responsabilità politica su tale settore è e resterà sempre della sola Regione.
(...)

Al va indenant tal coment seguitîf

Comitât 482 ha detto...

Al va indenant dal coment prime.


(...) Siamo, quindi, molto amareggiati nel vedere come la politica nostrana sta bistrattando la cultura di un popolo e prendendo in giro i friulani. Siamo anche preoccupati per i nostri bambini e per i nostri genitori che si vedono negato un diritto umano fondamentale, riconosciuto dopo anni di battaglie (50, per la precisione) anche dallo Stato italiano. Non dimentichino i nostri politici che la questione è molto sentita dai silenziosi (ma fino a quando?) friulani: esiste una continua domanda da parte degli istituti scolatici, dovuta alle numerose richieste dei genitori che si attestano – in media – sul 60% delle famiglie, come dimostrano i recenti dati dell’Ufficio scolastico regionale.
Un’ultima domanda, sempre sul settore scuola: che fine ha fatto quella bozza di “norma di attuazione” dello Statuto speciale di cui, in apposito incontro con la Commissione Paritetica, ci era stata assicurata l’approvazione in tempi brevi? Qualcuno ci sta ancora “riflettendo” a Roma o a Trieste? Eppure essa avrebbe risolto molti problemi legati alle competenze regionali sull’insegnamento delle lingue minoritarie nelle scuole. Possibile che questa Regione, in nome dell’autonomia speciale, sia solo in grado di farsi portare via risorse da Roma, anziché vedersi trasferite competenze e risorse?


Prof. Gianfranco D’Aronco (Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli)

Carli Pup (Comitato 482)

Comitât 482 ha detto...

Un altri dai documents dâts fûr intant de conference stampe:


RADIOTELEVISIONE IN FRIULANO: ENNESIMA VIOLAZIONE DELLA 482/99

I mezzi di comunicazione, in particolare radio e televisioni, rappresentano uno degli strumenti principali per la promozione di una lingua, ancor di più quando si tratta di una lingua minoritaria. È per questo che non possiamo nascondere la nostra preoccupazione per la situazione che il friulano sta vivendo in questo settore.
Le ultime notizie relative alla tutela della lingua friulana nel servizio radiotelevisivo pubblico ci pongono di fronte all’ennesima violazione della legge statale 482/99. Il primo comma dell’articolo 12 della 482 dice che “Nella convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e nel conseguente contratto di servizio sono assicurate le condizioni per la tutela delle minoranze linguistiche nelle zone di appartenenza.” Assicurare le condizioni per la tutela significa garantire, oltre a quanto esplicitamente indicato dal decreto di attuazione della legge, anche le risorse necessarie per attuarla. Tali risorse vanno reperite all’interno della copertura finanziaria prevista dal contratto RAI – Ministero. Nel contratto di servizio firmato agli inizi di febbraio non solo non ci sono queste risorse finanziarie, ma nemmeno le condizioni minime di tutela richieste dal regolamento attuativo della 482. È dunque evidente che, nonostante la previsione di un’apposita convenzione per le trasmissioni in lingua friulana sia un passo avanti positivo, anche il nuovo contratto di servizio costituisce una nuova violazione della legge 482/99.
Inoltre, in riferimento alle modalità suggerite dall’amministrazione regionale per reperire i fondi per il friulano nella radiotelevisione pubblica, ribadiamo che tali risorse non possono essere sottratte dai già scarsi fondi che la nostra Regione riceve per l’attuazione della 482 sul proprio territorio, ma devono essere assicurate dal Governo italiano e dalla RAI attraverso il contratto di servizio o con apposite convenzioni tra questi due soggetti.
Nel frattempo è fondamentale che la Regione sostenga chi veramente in questi anni ha svolto un ruolo di supplenza del servizio pubblico, cioè le emittenti private che con il loro lavoro hanno garantito la quasi totalità della programmazione radiotelevisiva in lingua friulana. Per farlo servono soprattutto due azioni: predisporre i regolamenti attuativi della legge regionale 29/07 dando così attuazione al provvedimento, e ripristinare le risorse per le emittenti private. L’amministrazione regionale, infatti, ha azzerato i fondi a disposizione per tali emittenti: un provvedimento messo in atto con la legge finanziaria per il 2010 e confermato, nonostante le promesse, anche per il 2011. Ci auguriamo dunque che sia dia attuazione senza ulteriori ritardi alla legge regionale sul friulano e che, come promesso dall’assessore Elio De Anna, si garantiscano nel più breve tempo possibile le risorse adeguate per le convenzioni con le emittenti private. L’alternativa sarebbe un colpo mortale a quanti in questi anni hanno garantito con i fatti un servizio radiotelevisivo di pubblica utilità in lingua friulana.


Prof. Gianfranco D’Aronco (Comitato per l’autonomia e il rilancio del Friuli)

Carli Pup (Comitato 482)