12/07/12

Revision de spese: tachìn a sparagnâ dai funzionaris ministeriâi!

Il decret leç su la revision de spese dal guvier Monti, dât fûr ai 6 di Lui, al modifiche ancje la leç su la organizazion scolastiche dal 2011 e al va a creâ une diference artificiose dentri des minorancis linguistichis, introdusint il concet di “minorancis di lenghe mari foreste”. Un pâr di zornadis prime il Comitât dai ministris dal Consei de Europe al veve dât fûr une risoluzion su cemût che il stât talian al met in vore i contignûts de Convenzion cuadri pe protezion des minorancis nazionâls. Dificil viodi dôs filosofiis plui diferentis. Tal spazi dai coments o cjatais il comunicât dât fûr in proposit dal Comitât 482.

3 commenti:

Comitât 482 ha detto...

Lingua friulana: l’Europa chiede più garanzie, l’Italia le toglie (prime part)


A distanza di un paio di giorni l’uno dall’altro abbiamo potuto osservare due provvedimenti che affrontano il tema delle lingue minoritarie in maniera completamente differente. Stiamo parlando della risoluzione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa relativa all’applicazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali da parte dello Stato italiano – la CM/ResCMN(2012)10 del 4 luglio – e del decreto legge n. 95/2012 in materia di “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” emanato dal Governo italiano il 6 luglio.
Il primo documento segnala i progressi e i punti critici rilevati all’interno dello Stato italiano nell’applicazione della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali che riguarda le dodici comunità linguistiche riconosciute con la legge statale 482/99 – friulani inclusi – unitamente a rom e sinti. Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa segnala con preoccupazione che, tra le altre cose, “rimane limitata la partecipazione delle persone appartenenti alle minoranze ai processi decisionali tanto su scala locale che statale”, “gli sforzi per sviluppare e rafforzare l’insegnamento delle/nelle lingua minoritarie sono ostacolati dalla riduzione delle risorse e da investimenti insufficienti da parte delle autorità” e che “i sostanziosi tagli operati e i ritardi nel trasferimento dei fondi hanno causato problemi e ritardi nel rafforzamento delle garanzie legali relative all’uso pubblico delle lingue minoritarie, all’insegnamento di/in tali lingue, ai mezzi di comunicazione in lingua minoritaria e allo sviluppo culturale delle comunità di minoranza” e chiede dunque che “il sistema di finanziamento e le procedure per la distribuzione delle risorse stanziate venga rafforzato e reso più stabile”.
Quale la risposta del Governo italiano guidato da Mario Monti? Non pago del taglio operato con la finanziaria ai fondi per la legge sulle minoranze linguistiche – il peggiore mai visto mai visto da quando è stata approvata la legge statale 482/99 – il Consiglio dei Ministri ha approfittato del decreto legge sulla revisione della spesa pubblica per introdurre un’interpretazione restrittiva dell’articolo 19, comma 5, del decreto legge n. 98 del 6 luglio 2011 riferito alla “Razionalizzazione della spesa relativa all’organizzazione scolastica”. In pratica, facendo riferimento alle tipologie di incarico che i dirigenti scolastici devono avere nelle “aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche” il Governo Monti ha ridotto queste aree a “quelle nelle quali siano presenti minoranze di lingua madre straniera”.
Considerata l’aberrazione linguistica, storica a giuridica di una definizione del genere, come si può capire quali delle dodici lingue riconosciute ufficialmente dalla Repubblica italiana vanno considerate “straniere” e quali no? Ci viene in “soccorso” la Relazione Tecnica che accompagna il decreto legge del 6 luglio che spiega, testuali parole, come: “L’interpretazione della norma si rende opportuna perché alcune Regioni estendono il significato di “specificità linguistica” anche a territori dove si parla un particolare dialetto utilizzando la legge 482/1999 relativo alle norma di tutela delle minoranze linguistiche storiche tra cui il friulano, l’occitano e il sardo.”
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Comitât 482 ha detto...

Lingua friulana: l’Europa chiede più garanzie, l’Italia le toglie (seconde part)

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In pratica, con quattro righe, solerti funzionari ministeriali non solo scelgono, per altro citandola, di ignorare i contenuti di una legge dello Stato italiano (che attua uno dei principi fondamentali della Carta costituzionale repubblicana), ma sia arrogano il diritto di decidere quali siano lingue vere e quali semplici “dialetti” in spregio a quanto sostenuto da illustri linguisti, dalla legislazione repubblicana e dalle autorità europee. Se è vero che il provvedimento del Governo Monti, in pratica, riguarda solamente la posizione di una quarantina di dirigenti scolastici nelle Regioni Friuli – Venezia Giulia, Sardegna e Piemonte, è altrettanto vero che rappresenta un precedente pericoloso e inaccettabile tanto nella forma, quanto nella sostanza. Ed è per questo che, se il Governo italiano non dovesse cancellare autonomamente tale abominio, ci auguriamo che l’Amministrazione regionale del Friuli – Venezia Giulia intervenga con un ricorso alla Corte Costituzionale.
Nel frattempo, in tempi di crisi in cui si rendono necessarie pesanti revisioni della spesa pubblica, ci permettiamo di suggerire al Governo Monti di partire dal taglio delle inefficienze ad esso più vicine. Detto in altre parole: se qualcuno deve andare a casa, se ne vadano i responsabili di un atto di così profonda ignoranza giuridica, storica e culturale! In fondo lo stesso Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nella sua risoluzione lamenta il fatto che “i materiali e i percorsi educativi, specialmente quelli per la maggioranza della popolazione, contengono ancora informazioni limitate su lingue, storie e culture delle minoranze linguistiche”: un modo elegante per ricordare che gli italiani sanno poco o nulla della pluralità linguistica e nazionale che la Repubblica comprende al proprio interno. Atti come questo ne sono la dimostrazione più evidente.
Funzionari ministeriali e governo dei “tecnici” ci hanno già spiegato quale pensano sia il posto dei friulani: evidentemente – come i protagonisti di un libro di Orwell – ritengono che tutti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. I friulani pensano che vada bene così? Noi non lo crediamo. È anche per questo che, come Comitato 482, rivendichiamo la strada dell’autogoverno. Portare i centri decisionali vicino ai cittadini non è solo un atto di democrazia, ma permette di affrontare meglio i problemi del territorio e aiuta a evitare sprechi.


Il portavoce del Comitato 482
Carlo Puppo

zfrantziscu ha detto...

Siamo tutti nella stessa bagna S'atitu de Monti pro sa limba sarda