10/09/08

I dams dal monolinguisim

Par cualchidun la lenghe furlane e je daûr di ducj i mâi dal mont... Par esempli, e sarès une des resons dal fat che i talians a fevelin pôc e mâl l'inglês! Che une afermazion di cheste fate no vedi mani e je prin di dut une cuestion di logjiche, cundut a chel su la stampe locâl declarazions di chest nivel a cjatin simpri spazi ancje se aromai a fâlis a son un pâr di lôr e sempri chei.
Ma se e je vere che une bausie contade plui e plui voltis e riscje di deventâ une veretât (almancul par cualchidun), par fortune al è simpri cui che, cun pazience, al rispuint a chescj intervents come che a meretin. Al è il câs, par esempli, de biele letare di Lucia Protto di Sauris che e je stade publicade vuê sul Messaggero Veneto e che us proponìn tal prin coment. Il probleme, e ricuarde te sô letare Lucia Protto, nol è studiâ e cognossi plui lenghis (a tacâ di chês dal puest) ma la culture dal monolinguisim che e ve dilunc a fâ ancjemò tancj dams intal stât talian e no dome.

6 commenti:

Comitât 482 ha detto...

MESSAGGERO VENETO

10/09/2008


I danni creati dal monolinguismo

Ho letto la lettera del signor Mario Giacomello, pubblicata il 5 settembre, nella quale egli afferma che i friulanisti «stanno gradualmente aiutando a "distruggere" le future generazioni, da un punto di vista linguistico», attribuendo a chi vuole «a tutti i costi promuovere il friulano nelle scuole» la responsabilità per le lacune degli italiani nella conoscenza dell'inglese e le brutte figure che i connazionali rimediano quando si trovano all'estero.
Ognuno è libero di coltivare le proprie opinioni, ma vorrei proporre al signor Giacomello alcune riflessioni, che non sono nuove né originali (avendole già fatte linguisti di fama internazionale e persone di buon senso) e che sicuramente non gli faranno cambiare idea, ma forse lo aiuteranno a ricordare una parte del passato che potrebbe tornare utile anche per il presente.
Come avranno fatto a cavarsela all'estero le migliaia di friulani emigrati in mezzo mondo? Porto un esempio relativo alla mia comunità, Sauris, isola linguistica di origine germanica. Senza scomodare la figura di padre Luigi Lucchini, che nella seconda metà dell'Ottocento partì dal paese natìo per studiare al seminario di Udine e poi girò diversi paesi dell'Europa e dell'Asia come missionario e insegnante (secondo il nipote Fulgenzio Schneider, egli conosceva quattordici lingue e di sette era professore), ancora oggi a Sauris la maggior parte delle persone oltre i 60 anni parla correntemente il saurano, l'italiano e il friulano e qualcuno anche il tedesco e il francese, grazie alle esperienze lavorative all'estero, pur avendo solo la licenza elementare. L'inglese non è nella lista, ma non ho dubbi sul fatto che sarebbero stati in grado di imparare anche quello.
A questo punto mi viene un dubbio: la scarsa propensione per le lingue straniere che dimostrano gli italiani oggi non potrebbe essere anche il risultato di una politica linguistica e culturale che nel secolo passato ha proposto come unico modello valido il monolinguismo (dell'italiano) e ha bandito dalla scuola e dalla vita pubblica in genere tutti i dialetti e le lingue locali, bollandoli come simbolo di arretratezza?
A parte il fatto che l'insegnamento del friulano e delle altre lingue storiche regionali viene proposto "accanto" e non "in sostituzione" dell'inglese, la compresenza di più lingue nelle scuole (per altro in linea con quanto avviene in altri paesi europei) non potrà peggiorare una situazione che il signor Giacomello giudica già disastrosa, ma predisporrà i giovani a una società in cui convivono più lingue: una situazione che per alcuni costituirà una novità, ma che per i friulani ha rappresentato la normalità fino a qualche decennio fa.
Sarà poi la necessità e la possibilità di utilizzare anche in altri contesti le lingue imparate a scuola a far sì che i giovani italiani siano in grado di farsi capire senza suscitare ilarità. Non credo che il signor Giacomello abbia imparato a scuola il suo inglese con "accento nordamericano"!

Lucia Protto

Sauris

Furlans de diaspore ha detto...

"Mario Giacomello" mi par che nol e' nie altri che un dai tancj "alias" di "Mario Rimati".

Unknown ha detto...

Cun dôs lenghis a s'impare miôr une tiarce e cun trê a si capis subite une cuarte e vie vie.
On 'n d'ai studiadis dome dôs ma on cjacari 6 ma par fuarce, al é plui facil di imparâlis cuant ch'a si lis pratiche.

Scovacis ha detto...

Orpo, i letôrs al Furlanist no an induvinât...

http://vote.sparklit.com/poll.spark/1049900

triku ha detto...

Sâstu Dree, il probleme al è che il nestri bon Giacomello/Rimati al pâr che al vedi pocje fantasie sei cui pseudonims, sei cui argoments...

Scovacis ha detto...

Bè, cjâr riç, sarès biele che al saltàs fûr che al è simpri lui Mario Rimati/Bart Fercotti/Mario Giacomello...
Un mît! (Pal MV, si intint)

E daûr de scriture e dai argoments... ehm... ehm...