06/10/09

Il Comitât 482 i rispuint al " Venerdì di Repubblica"

Il Comitât 482 al rispuint aes afermazions dal setemanâl "Il Venerdì di Repubblica" su lis minorancis linguistichis intal stât talian cuntun gnûf comunicât stampe che o cjatais intai coments di chest post.

3 commenti:

Comitât 482 ha detto...

Un piccolo estratto dal articolo di "il Venerdì di Repubblica"

"L'esperto: neppure sardo e friulano sono lingue a parte".
(Pag. 20
Paola Zanuttini intervista Raffaele Simone)


"(...)le differenze posso essere notevoli, ma lo stutus di lingua concesso ad alcuni dialetti come il sardo o il friulano è di natura puramente strategica. Per evitare attriti, è stato conferito a comunità fortemente consapevoli di sè, autonome e dotate di dialetti diversi quanto basta a convincerle che le loro siano lingue. Ma in Italia c'è una sola lingua, l'italiano. Diverso è il caso dell'albanese e del tedesco: sono due lingue minoritarie".
(...)
Domanda: "E il ladino?"
Risposta: "I ladini la avvertono come una diminuzione, ma è solo un dialetto....."

Comitât 482 ha detto...

Comunicato Stampa del Comitato 482

Egregio Direttore,
le scrivo, in qualità di portavoce del Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482 (organismo che riunisce oltre una trentina di realtà associative friulane, slovene e germaniche del Friuli attive nella difesa dei diritti linguistici), per esprimerle lo sconcerto e l’amarezza per gli articoli dedicati dalla rivista da lei diretta a quella che avete definito la “crociata per l’uso e l’insegnamento dei dialetti lanciata dal partito di Bossi” e, in particolare, per il pezzo firmato da Paola Zanuttini.
Ancora una volta, infatti, un organo di stampa italiano associa, senza alcun ritegno e senza alcun tentativo serio di approfondimento, la campagna della Lega Nord per i dialetti con le rivendicazioni e le battaglie storiche di friulani, ladini e sardi per la tutela e la valorizzazione delle proprie lingue.
La sua rivista, però, fa un passo oltre e affida a Raffaele Simone la perentoria dichiarazione che “in Italia c’è una sola lingua, l’italiano”. Come si può leggere nel titolo dell’articolo, infatti, “neppure sardo e friulano sono lingue a parte” e lingua, a parere dell’illustre esperto, non è nemmeno il ladino. Le uniche parlate a cui Simone sembra riconoscere lo status di lingue sembrano essere quelle con uno Stato di riferimento alle spalle, come il tedesco e l’albanese. Insomma, davvero, un criterio degno di un linguista… Utilizzando la medesima logica dovremmo concludere che nel mondo non si parlano migliaia di lingue diverse, ma solo alcune centinaia, ossia quelle di Stato. La ovvia conclusione, dunque, è che, se friulani, sardi, ladini, ecc. vogliono che le loro lingue siano riconosciute come tali, devono crearsi uno Stato indipendente! Ne prendiamo atto.
Come prendiamo atto che il vostro giornale sembra riconoscersi appieno in una frase che alcuni anni fa era patrimonio esclusivo della destra fascista: “in Italia c’è una sola lingua, l’italiano”. Chi l’avrebbe mai detto che vi sareste adeguati al credo dello squadrismo linguistico, ma forse si tratta solo di essere trendy visto che, come spiega Simone, la battaglia per la diversità linguistica e per i diritti (anche linguistici) dei popoli sono “una causa persa e démodé”.
Per voi, evidentemente, non hanno alcun valore le denunce delle autorità europee sulle violazioni dei diritti linguistici di friulani, sardi, ladini e delle altre comunità minorizzate. Le nostre lingue, infatti, non sono degne di occupare un posto uguale a quello della vostra. Come spiega chiaramente l’esperto da voi interpellato: la diglossia “funziona benissimo se non diventa una rivendicazione politica antimoderna”! Insomma ci sono le lingue moderne e i relitti del passato, le lingue di chi comanda e quelle di chi ubbidisce, le lingue superiori e quelle inferiori… Che bel concetto di democrazia il vostro.
Non c’è niente di scientifico in quanto affermato da Raffaele Simone nell’articolo da voi pubblicato, la sua è una posizione chiaramente politica. È inutile, allora, elencare le ragioni che fanno di friulano, sardo e ladino lingue, seppur minorizzate. La risposta migliore è quella scritta un paio di mesi fa (l’Unità, 01/08/09) dal professor Tullio De Mauro che di linguistica un po’ ci capisce: “La mediocrità opinante a ruota libera di troppa parte degli interventi giornalistici in materia di educazione e scuola annebbia tra troppi colti e tra i politici la percezione di tutto ciò.

Comitât 482 ha detto...

E forse neanche educatori e linguisti hanno fatto tutto il possibile per rendere noto che la pluralità idiomatica non è un accidente stravagante, ma un fatto fisiologico per la specie e le comunità umane e che una cattiva scuola o provvedimenti stolidi possono tentare di soffocare questo fatto, ma non riescono a spegnerlo senza tentare di spegnere l’umanità stessa. Nel mondo antico di cui restiamo sempre debitori furono primi gli Epicurei e poi i primi cristiani, quelli del miracolo della Pentecoste, a capire e insegnare ciò che gli studi moderni confermano: che il seme della differenza linguistica e culturale è in ciascuno di noi, nelle nostre coscienze e nel nostro cervello. Soltanto un nazista pazzoide, come fu Hitler, o un decerebrato che si rivolga a decerebrati può rovinosamente fantasticare di altre strade.”
Distinti saluti (antimoderni).



Il portavoce del Comitato 482*
Carlo Puppo