15/07/11

Rispiet des minorancis nazionâls: pe Europe, la Italie e à inmò tant ce fâ

L'an passât il Comitât consultîf dal Consei de Europe su la Convenzion cuadri pe protezion des minorancis nazionâls al jere vignût intal stât talian par cjatâsi cu lis autoritâts e cui rapresentants des minorancis e meti jù il so rapuart sul rispiet des misuris di tutele previodudis de Convenzion. Di chei incuintris e je vignude fûr la "Tierce Opinion su la Italie", un document che al fâs il pont sui aspiets positîfs e negatîfs de azion di tutele des minorancis nazionâls che a vivin intal stât talian e, tra di lôr, ancje furlans, slovens e todescs.
Nol covente dî che - cundut dal lengaç diplomatic doprât des autoritâts europeanis - il cuadri che al ven fûr al è avonde negatîf. Ancje chei pas indenant fats sul front de legjislazion si son sfantâts par vie de mancjade aplicazion di chestis leçs o ben par vie dai tais finanziaris pesants fats sei a nivel statâl che regjonâl. Un dai aspiets che a preocupin di plui in Europe al è l'aument de intolerance e dal razisim: une plaie che e colpìs massime rom e sinti, ma che no à sparagnât nancje slovens e furlans.
Il guvier talian, ma ancje la aministrazion regjonâl dal Friûl - VJ, si ricjatin cun gnovis critichis pe lôr maniere di compuartâsi cu lis minorancis e cun racomandazions par cambiâ direzion. La mancjance di coments de bande des autoritâts talianis e locâls e mostre a clâr che no si à masse voie di cambiâ ande. Chel istès al è impuartant che i citadins a sedin informâts. Par chest il Comitât 482 al à dât fûr un comunicât stampe là che si fâs un cuadri sintetic dai contignûts dal rapuart european, massime pe situazion che e rivuarde il Friûl - VJ e, duncje, furlans, slovens e todescs.
Il test integrâl dal comunicât lu cjatais achì, ma ancje tal spazi dal coments.

3 commenti:

Comitât 482 ha detto...

Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali - Le critiche del Consiglio d’Europa al Governo italiano e alla Regione Friuli – Venezia Giulia (I part)


Ancora una volta lo Stato italiano viene richiamato ai suoi doveri delle autorità europee per quanto riguarda la tutela delle minoranze. E, ancora una volta, le segnalazioni contenute nel rapporto stilato dal Comitato consultivo sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali, organismo del Consiglio d’Europa, sembrano cadere nel vuoto.
È infatti già da alcune settimane che la “Terza Opinione sull’Italia” è stata resa pubblica, ma nessun amministratore e quasi nessun organo di stampa ha segnalato o commentato le pesanti denunce contenute nel rapporto europeo.
Ai problemi già segnalati nelle precedenti Opinioni e ancora in attesa di risoluzione, si aggiungono nuovi elementi critici valutati con notevole preoccupazione dalle autorità europee. Cerchiamo però di procedere con ordine e, par quanto ci riguarda, con particolare attenzione alla nostra realtà dove – oltre a rom e sinti, la cui presenza si estende su buona parte del territorio statale – le minoranze nazionali considerate sono tre: friulani, sloveni e tedeschi.
Cominciamo dall’istruzione. Il Comitato consultivo raccomanda esplicitamente alle autorità statali e regionali di “continuare ed incrementare lo sviluppo di un sistema di insegnamento di qualità in lingua friulana” e di “mostrare un impegno maggiore in questo ambito anche relativamente al sostegno finanziario” (paragrafo 213). Nel rapporto si segnala con soddisfazione l’aumento delle richieste per l’insegnamento del/in friulano da parte dei genitori e l’aumento dell’utilizzo del metodo CLIL anche per questa lingua (204 e 205), ma si ricordano altresì i problemi irrisolti: la mancata attuazione della nuova legge regionale sulla lingua friulana (L.R. 29/2007) a causa dei ritardi della Regione nell’emanare i regolamenti attuativi; l’assenza di appositi curricola e il mancato riconoscimento statale per gli insegnanti che operano con il friulano; le risorse inadeguate (206). È sicuramente migliore la situazione della rete scolastica in lingua slovena (207), ma il Comitato consultivo esprime la sua preoccupazione per le difficoltà in cui si trova l’istituto bilingue di S. Pietro al Natisone (196, 208 e 209). L’imposizione dell’inglese come lingua straniera di riferimento a scapito del tedesco, viene invece indicata come difficoltà principale per la comunità di lingua tedesca della Valcanale (211). Un problema più generale è invece rappresentato dalla chisura delle classi e degli istituti che non raggiungono un certo numero di studenti (195): numero che dovrebbe essere inferiore per le scuole che si trovano in aree abitate da minoranze, ma il caso sollevato recentemente dall’amministrazione comunale di Medea evidenzia chiaramente la disapplicazione di tale norma.
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Comitât 482 ha detto...

Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali - Le critiche del Consiglio d’Europa al Governo italiano e alla Regione Friuli – Venezia Giulia (II part)

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Per quanto riguarda la presenza delle lingua minorizzate nei mezzi di comunicazione, il Comitato consultivo del Consiglio d’Europa dichiara senza mezzi termini che rispetto al rapporto precedente “i progressi sono stati davvero minimi” (142). Relativamente al servizio radiotelevisivo pubblico (RAI) il passaggio al digitale terrestre ha permesso di superare lo storico problema della diffusione dei programmi in lingua slovena in provincia di Udine (143), mentre per il friulano il quadro rimane assolutamente negativo (144). Il Comitato raccomanda dunque alle autorità di intervenire affinché i membri delle minoranze abbiano accesso a mezzi di comunicazione nella propria lingua (150 e 151).
Situazione sicuramente migliore per le amministrazioni pubbliche, soprattutto per quanto riguarda la segnaletica stradale e la cartellonistica. In tale ambito, infatti, i miglioramenti sono visibili in particolare per lo sloveno (181) e per il friulano (182), un po’ meno per il tedesco (184). Viene inoltre giudicata positiva l’attivazione di numerosi sportelli linguistici, anche se in numero ancora insufficiente a garantire un servizio stabile per tutti i cittadini (162). Il Comitato tuttavia ricorda come tali miglioramenti siano da attribuirsi soprattutto alla sensibilità di Province e Comuni, mentre l’amministrazione regionale e gli uffici statali decentrati nella maggior parte dei casi non garantiscono ai cittadini di minoranza servizi nella propria lingua (182). Per quanto riguarda la comunità slovena, i problemi principali nell’ambito delle amministrazioni pubbliche vengono segnalati in provincia di Udine (158, 159 e 160). Le autorità europee segnalano poi altri due punti critici: la quasi totale mancanza di provvedimenti di tutela per la comunità di lingua friulana che vive in provincia di Venezia (183); l’insufficienza di personale e di risorse per garantire un corretto funzionamento dell’Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane (ARLeF).
Il rapporto del Comitato consultivo segnala inoltre altri problemi. Sul fronte della legislazione, da un lato (123) ricorda come negli ultimi anni vi siano state delle novità per la tutela delle comunità minorizzate del Friuli – Venezia Giulia grazie alle leggi regionali 26/2007 (sloveno), 29/2007 (friulano) e 20/2009 (tedesco), ma dall’altro evidenzia come tali leggi siano soggette a limitazioni e ritardi o perfino disapplicate. Il caso più eclatante è quello della legge sul friulano che rimane bloccata perché l’amministrazione regionale non ha ancora emanato i regolamenti attuativi (125).
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Comitât 482 ha detto...

Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali - Le critiche del Consiglio d’Europa al Governo italiano e alla Regione Friuli – Venezia Giulia (III part)

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Un’altra nota dolente è quella delle risorse finanziarie. Le autorità europee, infatti, segnalano con preoccupazione i tagli attuati dal governo italiano e, pur conscie delle difficoltà legate all’attuale congiuntura economica, chiedono di cambiare rotta (128 e 130). Il Comitato consultivo denuncia inoltre i tagli attuati dall’amministrazione regionale che rischiano di avere “conseguenze particolarmente serie per le minoranze” e “condivide le preoccupazioni dei rappresentanti delle minoranze sul fatto che, senza risorse adeguate, le loro realtà associative non saranno in grado di continuare le proprie attività e di promuovre realmente i diritti dei membri di tali comunità” (129).
C’è tuttavia un ulteriore elemento che desta l’allarme delle autorità europee, ossia la crescente intolleranza nei confronti dei gruppi nazionali e sociali più vulnerabili. Il Comitato consultivo chiede infatti misure decise per combattere questo fenomeno: “Le autorità italiane devono prendere misure ferme ed efficaci per prevenire e combattere ogni forma di intolleranza, razzismo e xenofobia e promuovere il rispetto e la mutua comprensione, soprattutto verso le persone appartenenti ai gruppi più vulnerabili quali rom, sinti, migranti, richiedenti asilo e rifugiati” (92). Per quanto riguarda le minoranze nazionali, il rapporto evidenzia come l’intolleranza e il razzismo siano rivolti in particolare verso le comunità rom e sinti: sentimenti che, in certi casi, sono alimentati perfino da comportamenti o dichiarazioni di alcuni rappresentanti delle istituzioni. Il testo prodotto dal Comitato consultivo del Consiglio d’Europa dedica numerosi paragrafi alla situazione di discriminazione e di intolleranza subita da rom e sinti in Italia, ma ricorda anche gli episodi di ostilità e gli stereotipi negativi evidenziati dalla stampa nei confronti degli sloveni (in particolare in provincia di Udine) e di quanti si battono per i diritti della comunità nazionale friulana (79): casi sottovalutati a livello locale ma che trovano la ferma condanna delle autorità europee.
C’è ben poco da aggiungere a questo quadro desolante, se non che il Governo italiano e quello regionale sono responsabili dell’ennesima brutta figura fatta di fronte all’Europa: una vergogna che è stata costruita sul mancato rispetto dei diritti linguistici e nazionali di oltre 3 milioni di cittadini italiani, tra cui friulani, sloveni e tedeschi del Friuli – Venezia Giulia. La cosa peggiore però, è che non si intravvede alcun segnale di cambiamento.


Il portavoce del Comitato 482
Carlo Puppo