Tai dîs passâts e je stade publicade sul setemanâl de diocesi di Udin (daspò jessi stade publicade par sloven sul Primorski Dnevnik) une letare vierte al president Tondo su lis sôs declarazions cuintri di un bilinguisim reâl intes zonis là che e je presinte la minorance slovene. Naturalmentri la tematiche dal bilinguisim no interesse dome la lenghe slovene, ma e varès di cjapâ dentri dutis lis minoracis linguistichis presintis inte regjon (duncje ancje furlans e todescs).
Us indivìn a lei cheste letare une vore interessante (tal prin coment) a firme di Boris Rebernik di Lubiane. Nus pâr che lis ideis dal president Tondo in materie di dirits linguistics a sedin avonde confusionadis e, in spiete di vê un incuintri uficiâl, nus plasarès lei une sô rispueste, magari propit su chest blog. Isal un president che al vûl discuti cui citadins o aial pôre di vierzi un confront reâl su chestis tematichis?
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2 commenti:
«Non voglio imporre le cose», così il nuovo presidente del governo regionale del Friuli-Venezia Giulia, il signor Renzo Tondo riflette sul bilinguismo nel Primorski dnevnik pubblicato sabato 31 maggio.
Bello da parte sua, signor Tondo, aver detto apertamente ai nostri connazionali cosa possono attendersi riguardo l'eguaglianza dei diritti linguistici nella sua regione. Un simile territorio autoctonamente bilingue ce l'abbiamo anche da noi nella repubblica di Slovenia; forse è stato qualche volta a Capodistria. Per fare un esempio, immaginiamo che c'è stato e si è diretto alla Posta centrale. Il suo percorso l'ha condotta vicino alla stazione ferroviaria, sulla quale spicca una luminosa insegna bilingue Koper-Capodistria, qualche passo ancora e si trova davanti all'edificio delle Poste. Si dirige verso l'ingresso e sulle porte a vetri risalta agli occhi la tabella bilingue recante l'orario di apertura. Entra e si ritrova in un bel locale allungato con molti sportelli, S'incammina in cerca dello sportello giusto senza una guida-interprete, perché le scritte le sono comprensibili, sono anche nella sua lingua, la lingua della comunità nazionale autoctona italiana che qui vive. Allo sportello un cartellino la saluta anche in italiano: "oggi con voi" -ed il nome dell'impiegato.
Quel che lei vuole è spedire una raccomandata, per cui prende il modulo apposito e lo compila senza problemi, visto che è bilingue. Visto che si trova in Slovenia oso affermare che lei non ha provato alcun fastidio nell'incontrare un bilinguismo coerente, malgrado secondo lei questo è «imposto» in egual modo a tutti gli utilizzatori dei servizi postali.
La sua interpretazione di bilinguismo a casa sua invece suona letteralmente così:
“«Entro in Comune e non mi è indifferente se sono costretto ad accettare un documento o un modulo bilingue. Credo che questo dev'essere una questione di libera scelta personale. In caso contrario questo va a scapito di altri diritti». E di seguito: «Se un documento bilingue lo devo attendere una settimana mi chiedo veramente cos'è più utile per me - aspettare il documento bilingue o riceverne subito uno monolingue. Non mí piacciono dunque le regole che comportano obblighi, né le affettazioni ideologiche nella tutela delle minoranze linguistiche». In verità l'unico commento possibile è: strano ragionamento. Un diritto naturale sul territorio autoctono è il rispetto della mia lingua, che non è in alcun modo affettazione «ideologica»; tale è stato invece l'imposto monolinguismo (dopo il 1927) su questa terra. Purtroppo le sue ragioni sono «raìson de plus fort» lontane dallo spirito della comunità dell'Unione Europea.
E cosa direbbe invece, signor Tondo, se da noi si adottasse le vostre pratiche sul territorio autoctono e sì ìnizìasse a sostituire i nomi delle vie bilingui con quelli in una sola lingua; rimuovendo dunque tutto il bilinguismo visivo fino al punto di reciprocare quanto in vigore da voi?
Boris Rebernik (Ljubljana)
"la raison du plus fort" é da mettere sulla bilancia con "la raison tout court". Tondo, orami eletto, non ha più nessuna ragione di piacere a tutti ma soltanto di dispiacere a certuni:-)
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