05/07/08

Doi pês dôs misuris ...

I parlamentârs Maran e Rosato (PD) a àn presentât une interogazion al ministri talian pal forest Frattini su la situazion de minorance taliane in Cravuazie. In particolâr Maran e Rosato a lamentin l'ostruzionisim des autoritâts cravuatis cuintri de istituzion di une scuele pe infanzie in lenghe taliane inte citât di Zara. Clâr che il Comitât 482 al è a pro dai dirits di dutis lis minorancis e duncje ancje dai dirits de minorance taliane in Cravuazie (sù par jù 19.000 locutôrs, ven a stâi il 0,44 % de popolazion cravuate), dut câs no rivìn propit a capî parcè che ce che al è un dirit pai talianofons in Cravuazie al devente un "delit" pai furlans in Friûl. Ducj si visìn ancjemò lis declarazions rabiosis cuintri dai dirits linguistics dai furlans fatis dal parlamentâr Maran (viôt in chest blog). Cheste miopie di bande di ciertis personis e a un non sôl : discriminazion!

Tal prin coment ancjemò detais su la notizie.

3 commenti:

Matieu ha detto...

Notizie publicade su
http://www.minoranzelinguistiche.provincia.tn.it/

Non piace il progetto di istituire un asilo italiano a Zara: dopo estenuanti lungaggini burocratiche, ora le autorità croate starebbero tentando di "snaturare" il progetto. Questa l’accusa lanciata dai deputati del Pd, Ettore Rosato e Alessandro Maran, che il 2 luglio scorso hanno presentato una interrogazione al Ministro degli Esteri Frattini per sapere cosa intenda fare il Governo italiano per tutelare la minoranza linguistica italiana in Croazia. "Nella città ora croata di Zara – ricordano i deputati in premessa – è insediata una piccola ma vivace comunità di italiani, che mantiene vive le secolari tradizioni culturali e linguistiche proprie della Dalmazia veneta, nonostante da oltre un cinquantennio manchi un'istituzione scolastica ufficiale di lingua italiana; ai fini della conservazione e valorizzazione di questo prezioso retaggio, uno degli obiettivi strategici lungamente perseguiti dall'Unione italiana - maggior rappresentante della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia - è l'istituzione di un asilo italiano". Alla fine del 2005, dal ministero dell'istruzione croato sarebbe arrivato il beneplacito all'istituzione di un ente per l'istruzione prescolare in lingua italiana a Zara; circa l'apertura di un asilo italiano, nel 2006 dopo anni di contatti, incontri, carteggi e discussioni, sarebbe stato raggiunto l'auspicato accordo tra l'Unione italiana e la Città di Zara, consentendo così di avviare l'iter burocratico previsto. Negli accordi intercorsi tra la municipalità dalmata e la minoranza italiana si precisava che l'Unione italiana avrebbe acquistato e arredato un immobile concedendolo in locazione a costo zero alla municipalità, laddove ora il Comune pretende di entrare in possesso del 50% dell'edificio e di insediarvi non un asilo italiano ma bilingue, assegnandogli il nome di "Pinokio" e non di "Pinocchio" come proposto dalla minoranza". Nonostante quanto dichiarato dalla lettera d'intenti e dal contratto di fondazione sottoscritto dalla Città di Zara e Unione italiana – denunciano i due deputati – il ministero dell'istruzione croato avrebbe inteso ritoccare il contratto, specificando che l'educazione si dovesse tenere nelle lingue italiana e croata, snaturando così l'intero progetto”,
Il clima che circonda la minoranza linguistica italiana di Zara non è sempre amichevole, affermano gli interroganti, ricordando i recenti episodi vandalici che hanno avuto per obiettivo la sede della comunità italiana: “la Croazia è tra i paesi che entreranno a far parte dell'Unione europea e il Consiglio europeo di Copenhagen nel 1993 ha esplicitamente affermato che il pieno rispetto di tali diritti, ed in tale ambito la tutela delle minoranze, è un criterio fondamentale per stabilire l'idoneità di Paesi potenziali candidati a far parte dell'Unione". Fatte tali premesse, i due deputati chiedono al Ministro Frattini "se sia al corrente delle vicissitudini occorse alla comunità degli italiani di Zara, relativamente agli ostacoli cui sta andando incontro l'istituzione di asilo italiano; se, facendosi carico con sollecitudine della salvaguardia delle tradizioni culturali italiane in Dalmazia, intenda promuoverne la tutela anche favorendo, con gli opportuni passi diplomatici, l'istituzione dell'asilo italiano a Zara; se non ritenga opportuno far sì che la piena attuazione della legge sulle scuole delle minoranze nazionali in Croazia e il riconoscimento della specificità delle nostre istituzioni educative siano oggetto di specifico approfondimento nel quadro del negoziato di adesione della Croazia e se in tale contesto non intenda svolgere una puntuale azione di sensibilizzazione, affinché da parte croata venga assicurato un rigoroso rispetto dell'acquis comunitario". (aise)

4/7/2008

Christian Romanini ha detto...

Mandi Matieu, al è come cuant che Malattia, conseîr regjonâl de legjislature passade al diseve che cumò che i furlans a àn la gnove leç di tutele, tocjarà visâ la Slovenie che ancje i talians a àn di jessi tutelâts... dome che Malattia al fevelave cence savê che in Slovenie la minorance taliana e à un parlamentâr previodût par leç e cence il so parê positîf no si modifiche nuie des normis a pro de minorance che al rapresente...

Christian Romanini ha detto...

Us torni a meti chi une biele letare di Samo Pahor simpri su cheste maniere difarente di viodi lis robis...


QUOTIDIANO IL PICCOLO DI TRIESTE -

mercoledì 13 febbraio 2008 - pagina 27

Titolo: L'insegnamento del friulano

• Nel campo della tutela delle minoranze linguistiche succedono cose che richiamano nella memoria il dottor Franco Basaglia. Infatti è molto difficile comprendere come mai coloro che si proclamano «patrioti tituzionali» non siano in grado di sviluppare un discorso in materia conforme alla lettera e allo spirito della Costituzione nonché alla lettera ed allo spirito delle sentenze della Corte costituzionale in materia.

Ed è interessante come le maggiori deviazioni si manifestino nel trattare la questione della minoranza friulana, dove l'illogica logica sostenuta per decenni va a gambe per aria.

Si è sostenuto sempre che la differenza tra la tutela della minoranza tedesca nella provincia di Bolzano e la minoranza slovena nella regione Friuli Venezia Giulia deriva dal fatto che nella provincia di Bolzano la popolazione di lingua tedesca costituisce la maggioranza mentre in nessuna delle province di Gorizia, Trieste e Udine la popolazione di lingua slovena costituisce la maggioranza.

A parte la contraddizione nei termini della pretesa che la minoranza costituisca la maggioranza per poter godere la tutela che le spetta perché costituisce la minoranza, se i germanofoni della provincia di Bolzano godono il «modello europeo di convivenza» come lo ha definito il Presidente della Repubblica italiana il 10 ottobre 2001 a Fola, non si vede perché i friulani, che costituiscono la maggioranza, o poco meno della metà della popolazione, non dovrebbero godere dello stesso «modello europeo di convivenza» offerto da Carlo Azeglio Ciampi all'Europa ed alla Croazia. Ma i friulani non sono cittadini della Repubblica italiana almeno quanto gli altoatesini?

Poi c'è un imperversare del diniego dei cosiddetti diritti collettivi come se la Costituzione della Repubblica italiana non avesse stabilito nell'articolo 2 di riconoscere e garantire «i diritti dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità». E i costituzionalisti ci insegnano che tra le formazioni sociali, alle quali si riferisce la Costituzione, ci sono anche le minoranze linguistiche.

Il deputato Alessandro Maran si è scandalizzato già il 19 agosto 2004 che i friulani si richiamano ai diritti collettivi, «come avveniva nella Jugoslavia di Tito» e si riferiscono perfino alla Costituzione della Slovenia, mentre soltanto i diritti individuali «implicano una vera democratizzazione».

Abbiamo letto in passato e ci capita di leggere, di nuovo le filippiche di Stelio Spadaro contro l'insegnamento della lingua friulana. Se ho capito bene egli è contro l'insegnamento obbligatorio della lingua friulana. Ciò significa che non ha capito il già citato articolo 2 della Costituzione che oltre a riconoscere e garantire i diritti dell'uomo, «richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». Nelle aree abitate dalle minoranze linguistiche è forma di solidarietà sociale imparare la lingua della minoranza linguistica.

Immagino che al cittadino italiano medio sia difficile comprendere la portata dei principi fondamentali ai quali si ispira la legge fondamentale della Repubblica. Forse sarà più comprensibile se indico cosa si dovrebbe fare nella Repubblica di Slovenia per applicare quanto richiedono maran e Spadaro:


1. abolire l'insegnamento obbligatorio della lingua italiana nelle scuole con lingua di insegnamento slovena nel territorio di insediamento della minoranza italiana;
2. abolire il termine comunità nazionale italiana o nazionalità italiana per indicare la minoranza linguistica italiana;
3. abrogare la disposizione costituzionale per cui la lingua italiana è lingua ufficiale nel territorio di insediamento della minoranza linguistica italiana;
4. abrogare la norma costituzionale per cui la minoranza linguistica italiana ha un deputato garantito nel parlamento sloveno;
5. abrogare la norma per cui sugli edifici pubblici viene esposta anche la bandiera italiana;
6. abrogare la norma costituzionale per cui la minoranza linguistica italiana ha quattro istituzioni di diritto pubblico;
7. abrogare la norma costituzionale per cui lo Stato può delegare le comunità autogestite della minoranza linguistica italiana di esercitare funzioni di competenza dello Stato;
8. abrogare la norma per cui la minoranza linguistica italiana ha la rappresentanza garantita nei consigli comunali;
9. abrogare la norma per cui il vicesindaco deve appartenere alla minoranza linguistica italiana se il sindaco non appartiene alla minoranza linguistica italiana;
10. abrogare la norma costituzionale per cui non possono venire approvate leggi, altre disposizioni e atti generali riguardanti la minoranza linguistica italiana senza il consenso dei rappresentanti della minoranza linguistica italiana.



Naturalmente spero che Maran e Spadaro non riescano a convincere la maggioranza del parlamento sloveno a fare un tanto per introdurre nel loro Stato «una vera democratizzazione»

Samo Pahor