24/02/09

Il comizi in lenghe sarde di Renato Soru

Ai 13 di Fevrâr Renato Soru (te foto), candidât ae presidence de regjon Sardegne, intant de sô campagne eletorâl al à tignût un comizi in lenghe sarde. O ripuartìn achì chest passaç voltât par furlan: "il sart nol è une lenghe minôr, e je une lenghe preziose, une vore preziose. E je une biele lenghe, e je une lenghe che i à permetût ai paris e aes maris di tirâ sù i fîs, che nus à permetût di discuti, di lavorâ, di tirâse fûr, di cjantâ la ninenane ai frutins, nus à permetût di volê ben e cualchi volte di scombati. E je une lenghe impuartante che no vin di pierdi, e o crôt che o vin fat ben in chescj agns, pe prime volte, a ribelâsi e a dî: sâstu, e je une robe gnove... pe prime volte la regjon e fevele par sart". Intal prin coment o cjatais dut il comizi di Soru.

2 commenti:

Comitât 482 ha detto...

Gjavât fûr di "L'Unità"

Il comizio in sardo di Soru: la traduzione

Questa è la traduzione del discorso che Renato Soru ha tenuto a Seneghe, nell'alto Oristanese, mercoledì sera. Un comizio interamente in sardo (guarda il video), più precisamente in "sanlurese", la lingua di Sanluri, il paese dove è nato. Ci sono lunghi stralci dedicati alla lingua, un antico dibattito in Sardegna. E ampi frammenti riguardanti la poesia. Non è casuale: a Seneghe, ogni anno, si svolge "Il settembre dei poeti", una bella sfida a colpi di versi.

La traduzione è di Daniela Amenta

Mi è venuto in mente, se non vi dispiace troppo, di parlarci in sardo.

Alla fine di questa campagna elettorale che è già durata 40 giorni, 45 giorni... magari si poteva lavorare di più. E magari c'è anche il rischio che le parole mi arrivino in ritardo... però ci tenevo a parlare tra di noi in sardo, in "sanlurese" che è diverso dal sardo di Seneghe, dal sardo di questi paesi. Penso che possiamo capirci, comunque, bene. Perché ci tengo a parlarvi in sardo?

Perché in questi anni abbiamo tentato di fare ogni cosa per dimostrare quanto sia necessario rispettare e comprendere meglio il valore delle nostre cose, della nostra terra, dell'agricoltura, della possibilità di continuare a occuparci di agricoiltura e pastorizia. Dimostrare di essere bravi a trasformare i prodotti della terra in cose da mangiare ma di grande qualità... Dimostrare il valore che c’è negli scalpellini, in tutti gli artigiani, in tutta quella grande sapienza che viene dai tempi passati e che oggi sembra non essere in grado di farci vivere bene rispetto a quelle che sono le pretese dei tempi odierni. Però questi valori non sono da buttare, non sono da mettere da parte cercando altri valori che a volte servono a poco o altri valori che a volte non si trovano proprio.

Allora la responsabilità della politica è quella di guardare nuovamente bene le cose, di comprendere il valore delle cose nuove, di capire il valore della modernità, ma di capire anche che sarebbe sbagliato buttar via tutto, buttare tutto troppo velocemente e capire, alla fine, che ci troviamo più poveri anzichè più ricchi.

La lingua, per esempio, non è una cosa da tirar via così semplicemente... è una grande ricchezza. E’ una ricchezza grande che possiamo capire solo se pensiamo a cosa sarebbe la Sardegna senza una lingua.

Bene, io penso che una Sardegna senza lingua semplicemente non esisterebbe più, sarebbe un'altra cosa. Forse avrebbe lo stesso nome e, probabilmente, rimarrebbe un'isola nel Mediteranneo ma la Sardegna come ce l’abbiamo in mente, la Sardegna di una gente, la Sardegna di un popolo, la Sardegna di una storia... la Sardegna, semplicemente, non ci sarebbe più.
Quando non c’è più una lingua sparisce per sempre l'identità di un popolo. Provate a pensare agli indiani d'America, che sono stati asserviti, che non hanno più la loro lingua e che sono costretti a parlare in una lingua che è totalmente diversa dalla loro, che è semplicemente la lingua di chi li ha sterminati. E ora stanno cercando con il computer, in qualche maniera hanno trovato 100, 200 parole... forse 300... e spendono un sacco di soldi per cercare di mettere assieme una lingua che hanno perso per sempre.

La lingua è di grande importanza. E allora, bisogna comprenderne il valore e bene fate a Seneghe, come in altri paesi, a parlare nuovamente della piazza dei balli, a parlare nuovamente di poesia, a parlare nuovamente di tante cose delle quali, per troppo tempo, non abbiamo più compreso il valore. E come è possibile non abbia valore la poesia di Montanaru, di Peppino Mereu, di Benvenuto Lobina, di Raimondo Piras, di Sotgiu, dei tanti che hanno fatto poesia? Ed io che, come molti di voi, ho studiato, perfino le lettere classiche ... ci hanno fatto studiare ogni cosa, ogni dettaglio della cultura degli altri, e neanche un cenno della nostra... neanche un cenno sulla nostra cultura. Sono dovuto diventare più grande per sapere che c’era poesia, che c’era letteratura, che c’era gente che aveva scritto cose belle, ma non cose che riguardavano altre terre, altri paesaggi, altri uomini e altre donne ma gente che aveva scritto cose belle su noi stessi.

E allora la Regione ha fatto cose per la lingua sarda in questi anni, ha cercato di fare cose che anche voi avete fatto nel vostro paese. Prima di tutto ha cercato di smetterla di discutere all'infinito sulla lingua sarda in italiano. Proseguendo a parlare in italiano ognuno aveva un suo pensiero, ognuno aveva una sua opinione e queste opinioni erano sempre per discutere e mai per mettersi d’accordo, per decidere qualcosa. Per la prima volta la Regione ha parlato in sardo... ha parlato in sardo nella giunta regionale... ha parlato in sardo nel consiglio regionale... il presidente della regione ha parlato in sardo in momenti ufficiali, per cercare di dire che non c’è vergogna a saper parlare in sardo, non è vergogna. Saper parlare in sardo non è una cosa dei poveri, è una cosa dei ricchi, è una cosa di tutti.

Il sardo non è una lingua minore è una lingua preziosa, preziosissima. E’ una bella lingua, è una lingua che ha permesso ai padri e alle madri di allevare i figli, ha permesso di discutere, ha permesso di lavorare, di cavarsela, ha permesso di cantare la ninna nanna ai figli, ha permesso di voler bene e qualche volta di combattere. E’ una lingua importante che non dobbiamo perdere, e credo che abbiamo fatto bene in questi anni per la prima volta a ribellarci e a dire: “Sai, c’è una novità... per la prima volta la regione sarda parla in sardo!”

Parliamo italiano, parliamo inglese, abbiamo fatto una grande politica che si chiama ‘Sardina speaks english” in cui abbiamo cercato di insegnare l’inglese non solo nelle scuole, non solo con le ore serali nelle scuole, ma a tutti, a tutti quelli che lo vogliono imparare: alle mamme, ai padri, a tutti quelli che stanno lavorando e che non vanno più a scuola da tanto tempo. Abbiamo cercato di imparare l’inglese ma abbiamo riscoperto il valore del sardo, parlandolo. Abbiamo cercato di scoprire il valore del sardo anche scrivendolo. E su questo c’è sempre stato un dibattito troppo lungo... Qual è il sardo scritto? E’ vero... c’è il sardo di Seneghe, c’è il sardo di Sanluri, c’è il sardo dei galluresi, c’è il sardo dei logudoresi, c’è il sardo dei poeti... però, se ci fermiamo solamente a guardare le diversità e non capiamo che tra tutte queste diversità c’è anche una unità grande che ci permette di parlare e di capirci anche in questo momento, se non riusciamo a riconoscere questa unità siamo persi.

E allora la Regione ha stabilito che c’è una unità, una lingua sarda che ci unisce e che almeno nella forma scritta dobbiamo cominciare a utilizzare. Non per fare domanda alla Regione ma per rivolgerle verso l’esterno.

Una novità che ci permette di presentarci fuori dalla Sardegna, di presentarci al Governo, anche all’Unione Europea come un popolo che ha una lingua scritta. E come popolo che ha una lingua scritta abbiamo una dignità. Andiamo riconosciuti come minoranza linguistica. Una minoranza linguistica, come tale, ha il diritto di essere ben rappresentato nell’Unione Europea, nel Parlamento Europeo.

Probabilmente è la prima volta che si fa un comizio in sardo e sono contento di averlo fatto.


13 febbraio 2009

Anonimo ha detto...

spietin a iodi se fontannin honsell e tondo le prossime gjiornade eltorel pas europees a tabain furlan