07/05/13

Candidâts retôrs, Pascolo al sosten il document dal Comitât 482

Ai 8 di Mai si varàil prin turni eletorâl par sielzi il gnûf retôr de Universitât di Udin. Trê i candidâts che si son fats indenant: Alberto Felice De Toni, za preside de facoltât di inzegnarie; Paolo Pascolo, professôr di bioinzegnarie; e Leonardo Sechi, proretôr e professôr di medisine interne.
Pe sô funzion centrâl inte formazion, ma massime pal fat di jessi nassude de mobilitazion dal popul furlan, la Universitât di Udin e varès di jessi un dai cûrs e dai cjâfs de politiche linguistiche pal furlan, ma ancje pal sloven e pal todesc che si fevelin inte nestre tiere. Magari cussì no, fale cualchi ecezion singule, fin cumò nol è stât cussì.
Al è duncje impuartant savê ce che a pensin in proposit i candidâts retôrs. Il Comitât 482, cemût che al à fat pes elezions regjonâls, al à metût adun un document cun diviersis domandis / propuestis che al è stât consegnât ai trê candidâts.
Fin cumò, l'unic candidât che al à rispuindût al è stât Paolo Pascolo e lis sôs rispuestis a van inte direzion che o volaressin che la Universitât furlane e cjapàs. Viodìn alore ce che i eletôrs de Universitât a decidaran.
Intal spazi dai coments cualchi element plui in detai.

4 commenti:

Comitât 482 ha detto...

DOCUMENT - PRIME PART

Lingue proprie, fonte di autogoverno e opportunità di crescita per tutti

01. Il perché di questo documento
I soggetti firmatari del presente documento, pur non avendo l’ambizione di rappresentare la generalità delle comunità linguistiche e nazionali di cui sono espressione, ritengono necessario avanzare ai candidati al Rettorato dell’Università del Friuli un pacchetto di richieste/proposte per garantire alle proprie comunità quella dignità linguistica il cui mancato rispetto rappresenta un’onta per tutta la collettività regionale.
Ricordiamo che la legge 8 di Agosto 1977 (legge sulla ricostruzione del Friuli ed istitutiva dell'università autonoma), all’art. 26,  assegna all’Università di Udine (cambiando la denominazione  originale che era Università del Friuli!), unico caso nello Stato italiano, oltre ai tradizionali compiti di ricerca e di didattica che sono quelli di tutte le università italiane, quello specifico di diventare anche strumento  di promozione dello sviluppo economico e culturale del Friuli e di rinnovamento dei filoni tradizionali della storia, della lingua e della cultura. Una specificità strutturale che, anticipando quella che oggi viene chiamata l’economia della conoscenza o economia immateriale, prevedeva il trasferimento degli esiti della ricerca scientifica  e tecnologica e dall’alta formazione al territorio vedendolo come motore dello sviluppo umano e professionale, culturale ed economico.
È per tale ragione che chiediamo a tutti i candidati di dare delle risposte chiare ai diversi punti che compongono questo documento. Risposte che vanno intese come impegni precisi per chi sarà eletto/a e che sarà nostra cura far conoscere anche alla pubblica opinione.

02. Pluralismo linguistico come opportunità di sviluppo e ragione di autogoverno
Prima di elencare le richieste/proposte che sono state elaborate, riteniamo necessarie alcune premesse senza le quali è difficile capire le ragioni che ci hanno spinto a elaborare questo documento.
L’art. 3 dello Statuto di Autonomia del Friuli – Venezia Giulia prevede la “parità di diritti e di trattamento a tutti i cittadini, qualunque sia il gruppo linguistico al quale appartengono, con la salvaguardia della rispettive caratteristiche etniche e culturali”. Tale principio rimane però largamente inattuato e la sua interpretazione è così restrittiva che la stessa Corte Costituzionale nella sentenza n. 15 del 1996 si era sentita in dovere di denunciare tale mancanza.
La possibilità di poter utilizzare la lingua propria (o nativa) in tutti gli ambiti della vita non corrisponde solo a un diritto naturale di tutte le persone o al semplice rispetto delle Convenzioni europee in materia di tutela delle comunità linguistiche minorizzate o dello Statuto di Autonomia e tantomeno della volontà che i padri costituenti avevano affidato agli articoli 3 e 6 della Costituzione repubblicana, ma rappresenta una ricchezza per tutti i cittadini del Friuli – Venezia Giulia dal punto di vista della crescita culturale, sociale e anche economica, essendo fattore di inclusione, e di pacifica convivenza civile.
Le lingue friulana, italiana, slovena e tedesca, con le loro varietà interne, sono un patrimonio che appartiene a tutta la collettività e, se pienamente rispettate e debitamente valorizzate, ne possono favorire lo sviluppo sotto tutti i punti di vista. A cinquant’anni dalla promulgazione dello Statuto di Autonomia della nostra Regione, sono inoltre la principale quando non l’unica ragione che giustifica non solo il mantenimento della nostra specialità ma che comprova come legittima la richiesta di un aumento del nostro livello di autogoverno.

Comitât 482 ha detto...

DOCUMENT - SECONDE PART

03. Le basi per una politica linguistica nuova
In conformità a tali premesse, serve dunque un deciso cambiamento di prospettiva al quale l’Università può e deve portare il suo contributo. Nessuno si illude che il percorso sarà breve o semplice, ma è possibile partire da alcuni punti base che di seguito elenchiamo.

03.1 Politica linguistica, bene e competenza comune
È necessario uscire dalla logica di marginalizzazione, quando non di ghettizzazione, in cui vengono collocate tanto le lingue proprie del Friuli – Venezia Giulia diverse dall’italiano, quanto le politiche che dovrebbero tutelarle e promuoverle. Le lingue sono strumento di comunicazione, di condivisione di conoscenze ed esperienze, di autorappresentazione dell’identità, di creazione di nuove idee e molto altro ancora, non sono una mera espressione culturale.
Le lingue svolgono un ruolo in tutti gli ambiti (dalla sanità al turismo, dal lavoro alle pratiche sportive, ecc.). Tutti i dipartimenti e non soltanto quelli umanistici debbono quindi concorrere alla ricerca di base e applicata e alla formazione professionale per favorire l’uso della diversità linguistica e la valorizzazione della diversità culturale in una realtà naturalmente multilingue e multiculturale che comprende anche le comunità linguistiche della ‘nuova’ immigrazione. Finché la società regionale non entrerà in tale mentalità di condivisione – che, in sintesi, potremmo definire come “lingue bene comune” – tutte le politiche linguistiche saranno destinate al fallimento.

03.1.1 È d’accordo e si impegnerà affinché l’Università di Udine diventi finalmente uno dei motori di sviluppo di una politica linguistica profondamente innovativa?

03.1.2 È d’accordo e s’impegna affinché tutti i dipartimenti operino in favore della promozione del plurilinguismo?

03.1.3 È d’accordo e si impegna affinché il Centro Internazionale sul Plurilinguismo (CIP), il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Cultura e la Lingua del Friuli (CIRF), il Centro Interdipartimentale di Ricerca Didattica (CIRD) e la Società Scientifica e Tecnologica Friulana (SSeTF) vengano adeguatamente sostenuti e potenziati al fine di poter svolgere efficacemente i loro compiti statutari?

03.1.4 È d’accordo e si impegna affinché l’Università di Udine prenda una posizione esplicita per sostenere la necessità di tutti quei provvedimenti in grado di garantire piena parità di diritti per le lingue proprie del Friuli – Venezia Giulia e per i cittadini che le parlano (piena attuazione di quanto previsto dall’art. 3 dello Statuto di Autonomia del Friuli – Venezia Giulia; acquisizione da parte della Regione Friuli – Venezia Giulia della competenza primaria e di un’adeguata dotazione finanziaria in materia di tutela della minoranze linguistiche; rispetto delle sentenze monitorie della Corte Costituzionale n.28 del 1982, n. 62 del 1992 e n. 15 del 1996, dalle quali appare in modo inequivocabile il diritto all’uso della lingua propria nei rapporti con le autorità pubbliche da parte dei cittadini appartenenti a una minoranza riconosciuta; piena attuazione delle leggi di tutela linguistica e loro successiva implementazione) ?

Comitât 482 ha detto...

DOCUMENT - TIERCE PART

03.2 Verso un modello innovativo di educazione plurilingue
Una realtà naturalmente multilingue come il Friuli – Venezia Giulia offre anche sul piano degli apprendimenti e degli insegnamenti linguistici un enorme vantaggio competitivo che fino ad ora è stato esplorato solo marginalmente e in forma sperimentale (approccio CLIL o uso veicolare delle lingue in materie non linguistiche) quando invece dovrebbe diventare il principio cardine di tutte le scuole della nostra regione - dalle elementari all’università - con una presenza curricolare delle lingue regionali, di quelle dei paesi vicini e gradualmente accogliere le lingue di più vasta circolazione scelte e offerte in base agli effettivi bisogni e desideri degli apprendenti (dalla pre-scuola all’educazione degli adulti). Si creerebbero così dei veri “cittadini europei”, coscienti della propria identità, ma anche aperti a quella degli altri, abituati ad andare oltre le apparenze, facilitati nell’apprendimento di altre lingue. È quindi prioritario, da un lato acquisire competenze e risorse adeguate per intraprendere tale percorso e dall’altro ottenere i necessari riconoscimenti istituzionali e soprattutto sviluppare all’interno delle università i percorsi formativi necessari per offrire agli insegnanti di ogni ordine e grado un’adeguata preparazione professionale che li metta in grado di attuare questo nuovo modello scolastico.

03.2.1 Considerato che la LR 29/2007 ha già dimostrato la sua insufficienza nell’applicazione scolastica non costituendo per le scuole normativa cogente e che gli obiettivi di insegnamento plurilingue – che consistono nel raggiungimento della pari dignità e delle pari competenze nelle lingue storiche del territorio (friulano, sloveno e tedesco) con la lingua dello stato (italiano) e nel raggiungimento di adeguate competenze in alcune lingue straniere – sono rimasti disattesi nella maggioranza degli istituti scolastici e che, nel caso specifico della lingua friulana, le attività didattiche, dove sono state effettuate, sono state condotte in forma marginale, è d’accordo e si impegna affinché, anche attraverso le opportune modifiche legislative, gli studenti del Friuli – Venezia Giulia abbiano la possibilità di raggiungere tali obiettivi?

03.2.2 È d’accordo e si impegna a portare il suo contributo affinché la Regione Friuli – Venezia Giulia acquisisca la competenza primaria (acccompagnata da un’adeguata dotazione finanziaria) in materia di istruzione?

03.2.3 È d’accordo e si impegna affinché si giunga al pieno riconoscimento istituzionale anche per l’insegnamento della/in lingua friulana e alla creazione di percorsi formativi (per la scuola dell’infanzia, per la scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado) in grado preparare adeguatamente quanti dovranno insegnare il/in friulano, lo/in sloveno, il /in tedesco, la/in una lingua straniera?

03.2.4 E’ d’accordo e s’impegna affinché nell’Università di Udine venga finalmente attivato anche un completo corso di laurea in lingua e cultura friulana ?

03.2.5 E’ d’accordo e s’impegna affinché vengano attivati corsi di master e di dottorato di ricerca nel settore delle lingue minoritarie anche nell’Università di Udine?

Comitât 482 ha detto...

RISPUESTIS PASCOLO

03.1.1 sì

03.1.2 sì

03.1.3 sì

03.1.4 sì


03.2.1 sì

03.2.2 sì

03.2.3 sì

03.2.4 sarei d’accordo in linea di principio , però la contingenza a ttuale, la non possibilità di assumere, condiziona la risposta (dire sì, no o boh è la stessa cosa)

03.2.5 sì poiché l’iniziativa è di per se utile e può auto sostenersi!