Dispès si trate di intervents (in cierts câs ancje televisîfs) che a ricjapin elements dai doi articui za citâts, cence nancje preocupâsi di verificâ la font e, tant mancul, di cirî un contraditori. Al è il câs di chest articul su Il sole 24 ore e di chest altri su L'Unità, che par altri al rive daspò dai intervents di dut altri nivel firmâts di Tullio De Mauro (achì o cjatais il prin). La liste, dut câs, no finìs achì. Se o vês informazions in proposit mandaitnuses (se pussibil cun riferiments a autôrs e datis e, ancjemò miôr, cui leams direts al toc) cussì e metìn dongje une biele documentazion.
Ta chescj dîs, dut câs, al à ancje cui che al à dât vôs a posizions ben diviersis, come tal câs dai doi intervents publicâts dal Gazzettino (sezion udinese) che o metìn in integrâl tai prins doi coments.
8 commenti:
Il violento attacco mediatico alla lingua friulana è tutto un gioco per farci saltare i nervi
di Andrea Valcic
Anche io trovo ridicolo che si debba pagare un interprete se un consigliere regionale interviene in aula usando il friulano. Anzi lo trovo vergognoso. Non dovrebbe esserci proprio nessun interprete, perchè sfido qualsiasi consigliere a dichiarare sinceramente che non capisce, se qualcuno parla la nostra lingua. Mi spingo oltre: se per caso, risultasse che effettivamente siede in quel consesso, un eletto che non è in grado di comprenderlo, ritengo che sia inadatto a svolgere il suo mandato. Giustificherei solo chi è residente da meno di due anni, tempo che ritengo sufficiente ad una persona per impararlo: gli operai che arrivano dall’Africa ci mettono molto meno, i loro figli, per giocare e stare insieme ai loro coetanei nei nostri paesi, meno che meno.
Uso il ruolo e il costo dell’interprete di marilenghe, ma potrei adoperare la stessa logica per ogni esempio additato da Tommaso Cerno, giornalista udinese, nel suo recente articolo sull’Espresso riguardo gli sprechi derivanti dall’applicazione della legge sulle minoranze linguistiche. Non voglio indignarmi nè per la denuncia di Cerno, nè per la faziosità della stessa. Voglio solo far capire a quanti in questi giorni telefonano, scrivono su giornali e blog protestando o, al contrario dando, a noi friulani, del ladro, del barbaro o, quando sono gentili, del provincialotto ignorante e presuntuoso, che non è il caso di prendersela tanto. Anche se una capatina sul web del settimanale la consiglio vivamente. È tutto un gioco per farci saltare i nervi, una "provocazione" cui Cerno si è prestato come volontario. Al suo gruppo editoriale non è parso vero di sguazzare nella confusione creata dalle sparate della Lega sui dialetti e lui dev’essersi presentato al direttore dicendo: «Volete spalare letame? (di sicuro non ha usato un altro termine, perchè è persona dabbene) Io arrivo dal Friuli dove parlano quell’orribile lingua che non mi è mai piaciuta, come del resto a Dante, così rozza e volgare. So come fare».
E di getto ha compilato il compitino sotto la testatina Follie federaliste, con un titolo da ricordare all’esame di giornalismo: "We Speak Furlân", dimenticando che già appare da anni su magliette e adesivi, ma condendolo con un incipit da rabbrividire: "In Friuli il dialetto è già legge". Non è così, eppure lui è andato avanti.
Un posto al sole si conquista anche così, diventando poi neri e scuri come ascari. Una scelta patriottica senza dubbio.
domenie ai 6 di Setembar
Il "Comitato 482" ribatte in una lettera al settimanale del Corriere della Sera
«Friulano? Niente sprechi»
Puppo: «Si fomenta la caccia alle streghe senza conoscere»
di Alessandro Montello
«Denunciare gli sprechi di denaro pubblico è un compito lodevole, ma, a quanto pare, a voi non interessa verificare se e dove ci sono stati degli sprechi. Come si evince già dai titoli, infatti, secondo voi, anche un solo centesimo speso per la nostra lingua è uno spreco». È quanto scrive Carlo Puppo, portavoce del Comitato 482, in una lettera indirizzata al direttore di Io Donna, il settimanale femminile del Corriere della Sera, che nel numero in edicola presenta un articolo a firma di Giulia Calligaro e Raffaele Oriani, intitolato "Parlare furlan è un fiume di sprechi". La lettera, che abbiamo letto in anteprima, puntualizza le lacune dell’articolo scritto dai due inviati del Corriere. «La domanda da porsi – continua la lettera - non è “quanto costa (agli italiani) tenere viva la lingua friulana”, ma qual è il prezzo che i friulani hanno pagato fino ad oggi per la violazione dei loro diritti linguistici e se lo Stato italiano, responsabile di tali violazioni, potrà mai risarcirli per quanto hanno subito. In un paese civile, le briciole che giungono da Roma, non basterebbero nemmeno a risarcire un cittadino cui è stato negato il diritto ad utilizzare pienamente e liberamente la propria lingua, figuriamoci più di 600 mila persone».
Carlo Puppo, sottolinea le sviste presenti nell’articolo di Calligaro e Oriani: «Cercavano gli sprechi – dice il portavoce del Comitato 482 - indicandone la fonte in quelle che ci volevano far passare come traduzioni dai titoli bizzarri, quando invece Brecht, Shakespeare e le traduzioni di tanti altri autori sono state tutte autofinanziate». Questo non solo dalla Clape Culturâl Aquilee ma anche da case editrici come Kappa Vu. «Questa cosa va puntualizzata – continua Puppo – perché nell’articolo di Io Donna questi titoli sono stati presi ad esempio di spreco». Per Puppo il problema è pregiudiziale: «La stampa italiana non conosce la legge 482, i diritti linguistici, le minoranze. Però è molto brava nel fomentare la caccia alle streghe». Manca una vera cultura sulle minoranze, cosa ancora più grave in una nazione fatta di minoranze e oggi costretta a confrontarsi con nuove e più complesse diversità culturali. «C’è una mentalità coloniale in tutto questo – conclude Puppo – ma anche un’opportunità: c’è chi vede il lato positivo della cosa, dichiarando che questi articoli rendono noto quanto fino a oggi è stato fatto in friulano».
Miercus ai 9 di Setembar
Us ricuardìn che, a man a man che nus rivin lis letaris di proteste pai articui di Io donna / Corriere della Sera e L'espresso, o lin indenant a publicâlis sui posts dedicâts in maniere specifiche a chestis dôs campagnis. Chest cul intindiment di evitâ confusion tra campagnis e fâ dut un mismàs. Si trate dome di tornâ un tic indaûr e tignî cjalâts ancje chei posts. O 'nt learês di bielis!
Achì, invezit, o publichìn une altre letare di LUCA CAMPANOTTO dal moment che e je indreçade a un dai gjornâi citâts ta chest post.
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Sono un giovane abbonato friulano. Lavoro in uno Studio Legale di Udine.
Continuo a prendere atto del fatto che, in Redazione, il friulano viene considerato un dialetto italiano: avevo concesso il beneficio del dubbio al titolo del trafiletto che il 23 Maggio 2009 dava conto della Sentenza della Corte Costituzionale 159/09; questa volta non posso proprio lasciar passare una inequivocabile parentesi di Alessandro De Nicola sulle traduzioni di Brecht in friulano uscita il 06 Settembre 2009 e inserita in una (forse eccessivamente) preoccupata riflessione sui dialetti italiani, riflessione che, venendo a ciò che più mi preme, spero non abbia nulla a che vedere con le minoranze linguistiche alloglotte.
Tengo quindi a precisare che, per quanto scomodo e fastidioso possa risultare, l'unica cosa che la lingua friulana ha in comune con l'italiano è la comune derivazione diretta dal latino. E ciò per diritto naturale, come riconoscono i glottologi, ma anche per diritto positivo, di rango legislativo (art. 2 L. 482/99) e paracostituzionale (D. Lgs. att. Stat. Spec. 223/02). Forse a qualcuno non piacerà, ma la Consulta, nella sentenza di cui sopra, ha giustamente applicato anche alla piena ed autonoma dignità linguistica del friulano l'art. 3 dello Statuto Speciale (L. Cost. 1/63), norma costituzionale che, assieme alla X Disposizione Transitoria della Costituzione, ricorda a tutti quali siano le ragioni, anche linguistiche, dell'ordinamento differenziato di cui gode la mia Regione.
Ringrazio, ad ogni buon conto, il Sole 24 Ore, per non aver toccato gli allucinanti livelli da vero e proprio linciaggio (da killeraggio, direbbe qualcuno cui il friulano non è mai andato troppo a genio) incredibilmente toccati qualche giorno fa, con tremenda superficialità (o più probabilmente con fanatica ostilità), da L'Espresso e dall'inserto femminile del Corriere della Sera.
A tal proposito, ricordo a tutti che la legge penale italiana sanziona severamente chi si azzarda a diffondere idee fondate sull'intolleranza e sulla superiorità, anche in ragione della lingua (art. 23 L. 38/01), e che di certo, a breve, non mancherò, appena mi libero, nell'investire la Magistratura di ciò che un certo Tullio De Mauro, parlando anch'egli di dialetti italiani, ha recentamente definito nazismo linguistico.
Questo e molto altro (come il fatto che, in realtà, la traduzione citata ad esempio di spreco di fondi pubblici è molto risalente, frutto dell'autonoma iniziativa culturale di privati, in nessun modo sostenuta con denaro pubblico) si può trovare sul sito (www.com482.org) del Comitato 482, soggetto che oramai da anni si batte per il pieno ed effettivo riconoscimento dei diritti linguistici delle tre minoranze linguistiche ladino-friulana, slovena e germanofona della quadrilingue Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia, per la democrazia e il pluralismo di questo Paese anche in campo linguistico, nonché per il superamento di una mentalità assimilazionistica ancora dura a morire.
Distinti saluti.
dott. Luca Campanotto
Rivignano (UD)
valccic al fuart a la mettut il dit te pighe se un dj come samba de camerun un tipo formidal e viert al inpara furlan in puc timp ancje il ,,principe tesini tondo and companny a son bons di tabaialu par no di antonaz e ferrone
ue sul MV 5 LETTERIS SUL ARGOMENT
Cun chê di ufrî la panoramiche plui largje pussibile su lis reazions ai atacs cuintri dal furlan che si à let su la stampe taliane ta chescj dîs, o publichìn ancje la prime part de letare inviade di LUCA CAMPANOTTO al cuotidian L'Unità. La seconde part le cjatais tal coment seguitîf (la division e diven dai limits di caratars previodûts par ogni coment).
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Sono un giovane laureato friulano. Lavoro in uno Studio Legale di Udine.
Ho letto il pezzo di Roberto Cotroneo, Salvare Italia e italiano, 04 Settembre 2009.
Non entro nel merito di certe polemiche estive sui dialetti italiani, che mi interessano solamente perché hanno toccato, del tutto indebitamente, anche le minoranze linguistiche alloglotte.
Continuo per l'appunto a prendere atto del fatto che, in Redazione, il friulano viene ancora considerato un dialetto italiano.
Tengo quindi a precisare che, per quanto scomodo o fastidioso possa risultare, l'unica cosa che la lingua friulana ha in comune con l'italiano è la derivazione diretta dal latino. E ciò per diritto naturale, come riconoscono i glottologi, ma anche per diritto positivo, di rango legislativo (art. 2 L. 482/99) e paracostituzionale (D. Lgs. att. Stat. Spec. 223/02). Forse a qualcuno non piacerà, ma la Consulta, nella recente Sentenza 159/09 (che qualcuno ha subito infondatamente etichettato come una bocciatura del friulano in sé), ha giustamente applicato anche alla piena ed autonoma dignità linguistica del friulano l'art. 3 dello Statuto Speciale (L. Cost. 1/63), norma costituzionale che, assieme alla X Disposizione Transitoria della Costituzione, ricorda a tutti quali siano le ragioni, anche linguistiche, dell'ordinamento differenziato di cui gode la mia Regione.
Dispiace, pertanto, che la "grande" stampa nazionale non si sia prudentemente astenuta dal riprendere certo vero e proprio linciaggio (killeraggio, direbbe qualcuno cui il friulano non è mai andato troppo a genio) incredibilmente toccati qualche giorno fa, con tremenda superficialità (o più probabilmente con fanatica ostilità), da L'Espresso e dall'inserto femminile del Corriere della Sera.
A tal proposito, ricordo a tutti che la legge penale italiana sanziona severamente chi si azzarda a diffondere idee fondate sull'intolleranza e sulla superiorità, anche in ragione della lingua (art. 23 L. 38/01), e che di certo, a breve, non mancherò, appena mi libero, nell'investire la Magistratura di ciò che un certo Tullio De Mauro, parlando di dialetti italiani proprio dalle colonne del vostro giornale, ha recentemente definito nazismo linguistico.
Questo e molto altro (come il fatto che, in realtà, la traduzione citata ad esempio di spreco di fondi pubblici è molto risalente, frutto dell'autonoma iniziativa culturale di privati, in nessun modo sostenuta con denaro pubblico) si può trovare sul sito (www.com482.org) del Comitato 482, soggetto che oramai da anni si batte per il pieno ed effettivo riconoscimento dei diritti linguistici delle tre minoranze linguistiche ladino-friulana, slovena e germanofona della quadrilingue Regione Autonoma Friuli - Venezia Giulia, per la democrazia e per il pluralismo di questo Paese anche in campo linguistico, nonché per il superamento di certa mentalità assimilazionistica e fascistoide ancora dura a morire.
"Fatta l'Italia, ora bisogna fare gli Italiani". Il guaio dell'unità (che presto verrà pomposamente celebrata, forse anche con qualche sparata della solita retorica nazionalista) sta proprio nella circostanza che è stata imposta forzatamente, dall'alto, con plebisciti-farsa, a fini assimilazionistici, di omologazione. La (non certo a caso dimenticatissima) seconda parte del peraltro citatissimo art. 5 della Costituzione (e il parimenti fondamentale art. 6 della Carta) avrebbe dovuto ispirare una unità diversa, consensuale proprio perché rispettosa delle varietà locali.
(...)
LUCA CAMPANOTTO - II PART
Letare a L'Unità.
***
(...)
Ci sono infatti molti modi per essere italiani, in uno Stato democratico e pluralista, anche dal punto di vista linguistico. Io, fossi in voi, mi accontenterei del fatto che una minoranza linguistica paga le tasse, rispetta le leggi e rivendica i suoi sacrosanti diritti con metodo gandhianamente democratico.
Leggo che invece qualcuno auspica che le lingue deboli scompaiano e quelle forti si rafforzino ancora di più, contrariamente a quello che, in Europa, fanno nella citata Gran Bretagna, ad esempio col gaelico scozzese e gallese, o nella citata Spagna, col catalano che sta così simpatico anche a voi (i contatti tra friulanofoni e catalani, favoriti dalla comune lingua minorizzata, e minorizzata a dir la verità molto più in Italia, sono sempre stati estremamente proficui), oppure nella giacobina e centralistica Francia, cui continuate nemmeno tanto segretamente a guardare come modello (personalmente preferisco di gran lunga i Vandeani, essendo profondamente cattolico - dimenticavo: il friulano è anche lingua liturgica della Chiesa Cattolica), Francia dove si sprecano molti più soldi pubblici per il bretone rispetto a quelli investiti da noi per il friulano (che ha il doppio dei locutori).
Invece di venire a farci la morale su sprechi di denaro pubblico del tutto inesistenti (e che comunque sarebbero ampiamente pagati dalle nostre tasche: si veda ad esempio la Sent. Corte Cost. 74/09), chiedetevi se anche voi italiani (io mi sento italiano solo per cittadinanza) non avete da imparare qualche lezione di civiltà anche dai barbari contadinotti friulani ...
Distinti saluti.
Luca Campanotto
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