Ciertis voltis al ven facil induvinâ ce che al sucedarà. Cussì o jerin daûr a spietâ cui che al sarès stât il prin politic di chenti a profitâ dai atacs de stampe taliane cuintri de politiche linguistiche a pro dal furlan. No vin vût di spietâ masse. Cussì, tal prin coment, o cjatarês il comunicât stampe dal senatôr dal PdL Ferruccio Saro (te foto). E nol è dificil di pensâ che altris i laran daûr.
Une rispueste interessante a ciertis afermazions si pues cjatâle tes peraulis dal ex sindic dal Comun di Udin, Sergio Cecotti, che a son stadis publicadis vuê sul Messaggero Veneto: “I politicanti che impiegano quote significative del loro tempo a prendersela con un presunto spreco dell’ordine del decimo di millesimo di punto percentuale vanno classificati nella categoria dei buffoni”. L’articul in integrâl lu cjatais tal secont coment di chest post.
Dut câs, al merete dit alc sul ultin pont dal discors di Saro, là che si declare: “Un conto è proteggere una tradizione, un altro è far finta che non ci sia l'evoluzione linguistica che costringe tutti a guardare all'internazionalizzazione delle lingue e quindi a compiere ogni sforzo perchè le giovani generazioni siano il più possibili poliglotte con lingue che servano sul mercato, siano spendibili e consentano di trovare lavoro.” Il resonament al podarès ancje someâ logjic sul imprin, ma a pensâi ben parsore si trate di une logjiche tremende. O sin, in pratiche, ae eugjenetiche des lenghis, o sei une selezion – par nuie naturâl – par miorâ la raze (o, ta chel câs achì, lis capacitâts linguistichis) cul obietîf unic de reditivitât. Se se al passe chest concet, ca di un pôc a vignaran fintremai a dînus che ducj i bêçs metûts pes personis “improdutivis” (viei, malâts, e v.i.) a son bêçs strassâts… Isal pardabon cualchidun che si sint di condividi cheste logjiche?
8 commenti:
Senatore Ferruccio Saro su costi del friulano: “Le priorità sono altre. Giusto tutelare le lingue, ma con un equilibrato bilancio degli investimenti”
“E' sacrosanto tutelare le lingue minoritarie che rappresentano il cuore della specialità del nostro territorio”, premette il senatore Ferruccio Saro (Pdl) intervenendo nella diatriba sui costi del friulano sollevata da alcuni servizi giornalistici su scala nazionale. “Le istituzioni pubbliche devono giustamente agire per valorizzare il friulano, ma con investimenti oculati. E' opportuno in questo frangente ricordare come l'ex governatore del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy, cavalcò l'onda friulana per inseguire scopi prettamente elettoralistici sebbene il calcolo non risultò vantaggioso”, afferma Saro che mette in guardia gli amministratori pubblici, di tutte le appartenenze, per le future scelte: “Investire cifre importanti in maniera indeterminata o quanto meno 'leggera' risulta oggi assai poco lungimirante, soprattutto in un contesto di crisi economica come quella che stiamo vivendo, anche sul nostro territorio dove mobilità e cassa integrazione straordinaria svettano e ogni giorno si contano nuovi disoccupati e una povertà in drammatico aumento”, osserva Saro.
“Gli aspetti culturali non possono essere monopolizzati dalle lingue minoritarie che devono, naturalmente, ricoprire una parte del bilancio, ma non assorbire quote considerevoli sine die, come finora è stato fatto soprattutto in concomitanza con determinate scadenze”, aggiunge il senatore. “Sono convinto che le priorità devono concentrarsi adesso su altri temi: dall'economia in affanno al welfare. Invece di continuare ad investire in maniera consistente sulla marilenghe, con progetti sugli sms in friulano, sui sottotitoli delle pellicole, sul Grande dizionario in friulano – argomenti che ovviamente non interessano alla gran parte dei concittadini pressati da ben altre emergenze quotidiane - si potrebbero destinare quei fondi per rafforzare ancora di più gli aiuti alle fasce deboli, agli operai rimasti senza occupazione, alle loro famiglie e alle giovani coppie”. Ad esempio, “perchè non si è valutato di utilizzare quel denaro per salvare, ad esempio, l'Orchestra Sinfonica del Friuli Venezia Giulia ormai deceduta?”
Non nega il senatore che “un'ampia fetta dell'opinione pubblica sia interessata alla salvaguardia della lingua friulana sul piano storico, ma si devono fare i conti con la realtà, ovvero anche con la globalizzazione e l'internazionalizzazione dei lavori e dei commerci, fattori che impongono la conoscenza delle lingue globali. Un conto è proteggere una tradizione, un altro è far finta che non ci sia l'evoluzione linguistica che costringe tutti a guardare all'internazionalizzazione delle lingue e quindi a compiere ogni sforzo perchè le giovani generazioni siano il più possibili poliglotte con lingue che servano sul mercato, siano spendibili e consentano di trovare lavoro”.
Dal Messaggero Veneto del 4-9-2009
Fanno discutere i servizi su l’Espresso, Corriere.it e Rai. Alessandra
Guerra: la legge di tutela bloccata dal governo
Costi del friulano, caso nazionale Cecotti: «Ma non ci sono sprechi»
UDINE. Il primo a scendere in campo è stato il settimanale l’Espresso,
poi il sito internet del Corriere della Sera (anticipando un servizio
che sarà in edicola domani), quindi la Rai: i soldi spesi in Friuli
Venezia Giulia per la tutela della lingua friulana sono ben spesi? A
leggere e a sentire quei servizi sembrerebbe di no. Secondo l’Espresso
non si è fatta molta tutela, ma è diventato un modo per spendere nel
settore cultura. Secondo il Corriere si rischia di cadere nel ridicolo
con software T9 per sms in friulano o sottotitoli nei film. Pareri che
hanno scatenato diverse reazioni in regione, anche se a mettere un po’
d’ordine ci ha pensato, per prima, ieri mattina Alessandra Guerra,
alla trasmissione Rai «Cominciamo bene Estate», condotta da Michele
Mirabella e dedicata al problema sollevato dalla Lega Nord sulla
tutela dei dialetti e delle lingue. «La legge di tutela della lingua
friulana – perchè di lingua e non di dialetto si tratta, ha spiegato
Guerra su Rai 3 – non è applicabile. La legge quadro approvata nel
1999 dal governatore Illy (con il voto della Lega) è stata respinta
dal governo ed è bloccata in Corte Costituzionale. Oggi, dunque, a
disposizione degli amministratori del Friuli Venezia Giulia c’è la
sola legge 15 del ’96, quella approvata dall’allora presidente Cecotti
(Guerra era assessore, ndr), ma si tratta di una norma sulla cultura».
Chi invece sostiene che non si possa parlare di sprechi è lo stesso
Sergio Cecotti: «Il rischio di spreco è molto piccolo perché le
risorse sono infinitesime». Il professore che ha lasciato la politica,
infatti, ci tiene a ricordare che «anche prendendo l’anno di massimo
finanziamento, stiamo parlando di meno del 0,0003% del Pil». Ecco
perché il suo giudizio sulla polemica sollevata in questi giorni è
duro: «I politicanti che impiegano quote significative del loro tempo
a prendersela con un presunto spreco dell’ordine del decimo di
millesimo di punto percentuale vanno classificati nella categoria dei
buffoni».
Per quanto riguarda, invece, le varie parlate Cecotti sostiene che «la
legge statale dovrebbe, come fa, tutelare le lingue storiche che
l’apposito ufficio europeo per le lingue meno diffuse riconosce come
distinte e meritevoli di tutela e che vengono essenzialmente
richiamate negli atti dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa.
Sono lingue – continua Cecotti – che l’Europa considera come proprie
seppur non di uso ufficiale». Da qui la tesi: «Le altre parlate
dovrebbero essere di esclusiva competenza regionale. Se una Regione –
sottolinea Cecotti - ritiene che una parlata abbia, nel suo
territorio, un rilievo sociale e storico, dovrebbe poter adottare, con
propria legge, le norme di tutela che ritiene necessarie».
William Cisilino presidente dell’Istituto Furlan «Pre checco
Placereani»: «Quegli articoli parlano di 35 milioni di sprechi ma non
si dice che quei 35 milioni sono la somma di 13 anni di investimenti:
2,5 milioni l’anno. Con questi soldi si finanziano le scuole e i corsi
per quei 15 mila bambini che chiedono di studiare la nostra lingua; si
finanziano trasmissioni sui media e le associazioni. Non sono troppi
soldi, anzi sono pochi. Molto probabilmente sono attacchi mirati
contro la Lega impegnata nella tutela di dialetti e lingue».
siiete una banda di snobs uno che non scrive bene in friulano lo eliminate
su un blog si puo scrivere di tutto poi se si acetta e il letore che decide no censura
No vin mai cancelât nissun coment, fale tal post là che o vevin domandât in maniere clare di lassâ spazi pes letaris di proteste. Po, se un al vûl capî lis robis al capìs, se no no savìn propit de fâi.
Par altri, fin cumò nus vevin dât dai talibans, dai integraliscj, dai teroriscj, dai estremiscj, dai separatiscj, ma mai dai snobs. Grazie. Lu zontìn ae liste!
Ce pene, o fasês propit pene. O crodês di sei voaltris i "difensori della Patria". Ducj cuintri di voaltris, eh?! Ma invecit di metisi tal cjanton a vaî che ducj us dan cuintri, no isal miôr criticâ un par un i argoments cun metodi democratic e logjic? Diu, ce pene, cheste sindrome da "accerchiamento". Marco Zulian
Par Marco Zulian: no mi pâr che il comitât 482 al pensi di jessi l'unic difensôr dal furlan. Forsit il probleme al è che al è l'unic... che al fâs!
Dutcâs al è un comitât fat di associazions e SINGUI duncje tu puedis
a) entrâ e dî la tô, judant
b) sielzi no entrâ, e dî la tô istes, criticant «un par un i argoments cun metodi democratic e logjic»: sintìn ce che tu âs di dî.
Par me il comitât al sta fasint un bon lavôr: al met adun int, al propon una letare di proteste se un al à voie di dâ un segno, al à dât acet a dutis lis letaris di proteste ricevudis metint dongjie une biele galarie. Dut cu lis pocjis fuarcis che a son, che a 'nd covantaressin altris: tante int - invesit - e fevele cence fâ... Ma - chei sì - a son brâfs nome lôr!
Posta un commento