Ancje il setemanâl "Io donna" in edicule insieme al "Corriere della Sera" al continue la campagne di stampe cuintri i dirits linguistics dal popul furlan. "Parlare furlan è un fiume di sprechi" al è il titul dal articul, ricjapât su la cuviertine dal setemanâl de domande "Quanto costa agli italiani tenere viva la lingua friulana?". Ancje in cheste ocasion il Comitât 482 al à decidût di rispuindi a chest articul cuntune campagne di proteste publiche e us invide a dâ la vuestre adesion scrivint une email di proteste ae direzion lettere.iodonna@rcs.it . Tal sît dal Comitât o podês cjatâ ducj i detais su la iniziative e il leam al articul cuntun esempli di email di proteste di podê doprâ.
Us domandìn il plasê di mandâ, par cognossince, copie de e-mail che o mandarês a "Io donna" e/o al "Corriere della Sera" ancje a cheste direzion di pueste eletroniche: com482@gmail.com "
40 commenti:
Esempli di letare di proteste:
Da indirizzare a:
lettere.iodonna@rcs.it
e/o da riportare attraverso le pagine:
http://www.corriere.it/scrivi/carta.shtml
http://www.corriere.it/scrivi/bit.shtml
Gentile Direttore,
ho letto con profonda amarezza l’articolo di Giulia Calligaro e Raffaele Oriani pubblicato dalla sua rivista. Utilizzare pienamente la propria lingua in ogni ambito della vita, caro Direttore, è un diritto del popolo friulano (riconosciuto, per altro, sia dallo Stato italiano che dalle autorità europee) e non uno spreco di denaro pubblico. Per questo, aderendo alla campagna avviata dal Comitato 482 (www.com482.org), le scrivo questa lettera di protesta.
La tutela delle minoranze linguistiche, compresa la friulana, è garantita dalla Costituzione della Repubblica italiana (art. 6) e dalla legge statale 482/99. Proprio tale legge prevede per i friulani, e per altre undici comunità minorizzate, la tutela dei loro diritti linguistici attraverso la presenza delle proprie lingue nella scuola, nelle amministrazioni pubbliche, nella toponomastica e nella radiotelevisione pubblica. Come mai gli autori dell’articolo, invece di chiedersi “dove passa il confine tra tutela e ridicolo” mettendo subdolamente alla berlina quanto è stato fatto in Friuli, non si sono chiesti perché la 482/99 non è ancora pienamente applicata, quando non apertamente violata (come nel caso della radiotelevisione pubblica)? Lo Stato italiano è stato ripetutamente richiamato per le sue inadempienze in questo settore dalle autorità europee, ma, evidentemente, per il giornale dai lei diretto è più facile prendersela con coloro cui vengono negati i diritti linguistici, piuttosto che con i responsabili di tali violazioni.
“Quanto costa agli italiani tenere viva la lingua friulana” affermate maliziosamente in copertina. Avreste fatto una figura migliore se vi foste chiesti qual è il prezzo che i friulani hanno pagato fino ad oggi per la violazione dei loro diritti linguistici e se lo Stato italiano, responsabile di tali violazioni, potrà mai risarcirli per quanto hanno subito.
Cordiali saluti.
Definirei quella sopra una lettera da sottoscrivere, qualora se ne condividano i contenuti. Chiamarla "esempio di lettera di protesta" mi fa un pò sorridere e malignamente pensare che il Comitato 482 sospetti che tra i friulani ci sia chi non sa mettere due righe in croce da solo.
Lis malignitâts lis lassìn a cui che al à voie di pensâlis. Chest al è dome un esempli che si pues doprâ in mût libar modificantlu se si à voie. Se po la letare e je origjinâl e personâl miôr ancjemò. Ce che al conte al è che tancj di lôr i fasin savê a lis redazions di Repubblica e dal Corriere che ce i dirits linguistics dai furlans no si tocjin.
repetita iuvant
ati cal sbarre sul furla mughini su libero di ue
Come che o vevin fat cul post di chê altre iniziative, us domandìn di doprâ i coments di chest post par publicâ il test des letaris di proteste che o mandais, par comunicânus la vuestre adesion ae iniziative, par informazions di servizi leadis a chest argoment specific o, se dal câs, par domandâ sclariments. Par dutis chês altris robis, doprait i coments di chei altris posts. Grazie pal vuestri jutori.
LUCA CAMPANOTTO - I PART
Gentile Direttore,
ho letto con profonda amarezza e vivissimo disgusto l’inqualificabile articolo sul friulano di Giulia Calligaro e Raffaele Oriani pubblicato dalla sua rivista. Utilizzare pienamente la propria lingua in ogni ambito della vita, caro Direttore, è un sacrosanto diritto del popolo friulano (riconosciuto, per altro, sia dallo Stato italiano che dalle autorità europee) e non uno spreco di denaro pubblico. Per questo, aderendo alla campagna avviata dal Comitato 482 (www.com482.org), le scrivo questa lettera di protesta.
La tutela delle minoranze linguistiche, compresa la friulana, è garantita dalla Costituzione della Repubblica italiana (art. 6) e dalla legge statale 482/99. Proprio tale legge prevede per i friulani, e per altre undici comunità minorizzate, la tutela dei loro diritti linguistici, attraverso la presenza delle proprie lingue nella scuola, nelle amministrazioni pubbliche, nella toponomastica e nella radiotelevisione pubblica. Come mai, allora, gli autori dell’articolo, invece di chiedersi “dove passa il confine tra tutela e ridicolo” mettendo subdolamente alla berlina quanto è stato fatto in Friuli, non si sono chiesti perché la 482/99 non è ancora pienamente applicata, quando non apertamente violata (come nel caso della radiotelevisione pubblica)? Lo Stato italiano è stato ripetutamente richiamato per le sue inadempienze in questo settore perfino dalle autorità europee, ma, evidentemente, per il giornale dai lei diretto è più facile prendersela con coloro cui vengono negati i diritti linguistici, piuttosto che con i responsabili di tali violazioni.
“Quanto costa agli italiani tenere viva la lingua friulana” affermate maliziosamente in copertina. Quasi che le azioni positive per i diritti costituzionali di nuova generazione si possano concretamente portare avanti senza un impegno economico (peraltro irrisorio, se paragonato a quello che molti altri Stati d'Europa riservano alle loro minoranze). Perché non vi lamentate, la prossima volta, del fatto che la nafta che serve per riempire i serbatoi delle ambulanze costa troppo? Avreste fatto una figura migliore se vi foste chiesti qual è il prezzo che i friulani hanno pagato fino ad oggi per la totale e sistematica violazione dei loro diritti linguistici e se lo Stato italiano, responsabile di tali violazioni, potrà mai risarcirli per quanto hanno subito.
Parlate solo di soldi. Ci sono anche gli articoletti di contorno sull'eugenetica linguistica, secondo cui è menghelianamente e mercantilisticamente giusto che vengano selezionate per lo sviluppo solamente le lingue utili al profitto, mentre le altre possono, e anzi devono morire. E i principi? E i valori? E la cultura? E la civiltà? E l'umanità? Perché non avete dato conto, nell'ambito del vostro equilibratissimo articolo, anche del plauso che è venuto persino dal Presidente della Repubblica alla traduzione friulana della Costituzione, che avete invece così vergognosamente irriso? Dove sta scritto che è vietato esercitare i propri diritti costituzionali in lingua friulana?
(...)
LUCA CAMPANOTTO - II PART
(...)
Visto che voi per primi parlate solo di soldi, parliamo di soldi! La citata Vichipedie è puro volontariato del tutto gratuito. Il ridicolo Mozilla Firefox in friulano è open source e quindi non dovrebbe darvi alcun fastidio, se in realtà non foste semplicemente dei razzisti. Le traduzioni dei classici della letteratura universale cui fate riferimento per dimostrare che il friulano sarebbe un ridicolo dialetto da bovari (mentre il «puro» italiano, come tuona la vostra sparata finale, sarebbe la lingua dell'«eccellenza», di chi prende bei voti a scuola, o degli stranieri di vostro gradimento) sono in realtà firmate da Gianni Nazzi e edite dalla Clape di Culture Aquilee, i quali pubblicamente si vantano di non aver mai percepito un centesimo di contributo pubblico per i loro scritti. Tutte queste iniziative non hanno mai pesato minimemente sul bilancio dello Stato e della Regione; eppure sembra proprio il contrario, leggendo il vostro articolo; evidentemente, non mi sono accorto che è stata soppressa la libertà di stampa, qualora venga esercitata in lingua friulana.
La cosa forse più grave, tuttavia, è che, addirittura in COPERTINA, trattiate i friulani quasi fossero dei mantenuti. Forse che i friulani non lavorano o non pagano le tasse?
Vi faccio notare, poi, che è troppo comodo prendersela sempre con la più tranquilla e sottofinanziata tra le Regioni a Statuto Speciale: il Friuli - Venezia Giulia si vede riconosciuti solamente i sei decimi della ricchezza prodotta sul proprio territorio, e con quei fondi riesce a mantenere in equilibrio, e senza alcun apporto da parte del Servizio Sanitario Nazionale, pur tra mille difficoltà e continue riforme, un sistema sanitario regionale decente, e anzi buono, esportando organi e sangue in tutta Italia e anche all'estero, con risultati medi pro-capite, quanto a donazioni, superiori a quelli della Svezia; ogni tanto, visto che siamo talmente generosi da passar evidentemente per fessi, le finanziarie statali tentano anche di sottrarci le poche risorse che ci spetterebbero (Sent. Corte Cost. 74/09); siamo così costretti a chiedere allo Stato la restituzione di quello che ci spetta di diritto, ma timidamente, perché ... "noi siamo responsabili" (il Presidente Tondo, qualche tempo fa, sembrava quasi scusarsi con qualche occulto potentato, del fatto di non poterne proprio fare a meno) ... e viene istituito un ... "tavolo di confronto" ... dall'esito ... incerto ... ecc. ecc. E voi vi permettete di trattare i friulani da mantenuti!?! A tutto c'è un limite!!! Evidentemente c'è qualcuno tra voi che segue l'insegnamento di Goebbles: sono le BALLE più grandi, ripetute a voce grossa e di continuo, che finiscono per sembrar vere ... Anzi, più è grande la BALLA e meglio è ...
Se davvero ci sono dei mantenuti, in Italia, quelli sono altri. Perché non fate un'inchiesta su una Regione Autonoma dove molto, se non quasi tutto, è MAFIA, una Regione a Statuto Speciale che si vede riconosciuti i nove decimi e allo stesso tempo il sovvenzionamento del S.S.N., ma che non riesce a colmare la spaventosa voragine che ha accumulato al posto del bilancio sanitario, una Regione, la Sicilia, nella quale interi ospedali vengono sequestrati perché stanno per crollare, il cui Presidente, appena apre bocca, ottiene SUBITO vari MILIARDI (altro che le briciole dei cagnolini friulani) ... Ma mi fermo qua, perché non vorrei sembrare un leghista (senza aver nulla di pregiudiziale, peraltro, contro l'unico partito di popolo rimasto in Italia) ... Perché, allora, non andate a fare le vostre inchieste anche presso i nostri cugini dell'Alto Adige? Loro sono molto più ricchi (e, dal vostro punto di vista, spreconi) di noi friulani, con i loro dieci decimi (e, infatti, anche noi avremmo molto da imparare da loro, anche a livello di politica regionale e locale - approfitto per salutare soprattutto i nostri cugini ladini) ... Non avrete mica paura che qualche esaltato sudtirolese vi metta una bomba sotto la Redazione?
(...)
LUCA CAMPANOTTO - III PART
(...)
Quanto alla Sentenza della Corte Costituzionale citata nel vostro articolo quasi fosse una bocciatura del friulano, faccio presente che la situazione è molto meno semplice e lineare di come è stata presentata. A tal riguardo, mi perdonerete se vi segnalo un mio commento, che ultimamente, in Friuli e non solo, ha rotto il vaso di Pandora e ha avuto molta fortuna, facendo aprire gli occhi a tanti e cadere la foglia di fico a molti altri. Ecco il link: http://www.ilgiornaledelfriuli.net/2009/05/27/lingua-friulana-nelle-scuole-la-sentenza-della-corte-costituzionale-commentata-dal-dott-luca-campanotto/
Infine, faccio presente che la legge penale italiana punisce molto severamente chi si azzarda a diffondere idee fondate sull'intolleranza, la discriminazione e la superiorità, anche in ragione della lingua ... Appena mi libero, tempo un mese o poco più, non mancherò certo di denunciare alla Magistratura la vostra oscura e antidemocratica manovra, di vero e proprio nazismo linguistico (citazione dal pezzo di un certo Tullio De Mauro, recentemente pubblicato sulla stampa circa le polemiche scoppiate sui dialetti, che purtroppo rischiano di coinvolgere anche ciò che dialetto italiano, per sua natura prima che per legge, non è né sarà mai, con buona pace di certi poteri forti, evidentemente molto preoccupati di come si sta evolvendo) ... Preparatevi a subire le giuste conseguenze, anche penali, delle vostre falsità, dei vostri inauditi attacchi ai diritti fondamentali, dei vostri autentici colpi di Stato, che tentano disperatamente di tenere in vita il marcio sistema di interessi e di potere che col bastone e la carota è fino ad ora riuscito ad instaurare un plumbeo clima di pesante discriminazione fascistoide finalizzata solamente ad inculcare ai friulani la vergogna per sé stessi e per la loro stessa lingua, al solo fine di portarli meglio al guinzaglio (e forse la scelta di una rivista femminile non è stata casuale, visto che, di solito, sono proprio le donne a custodire l'educazione di chi sarà il nostro futuro e, alla fine, a decidere, anno dopo anno, dove mettere la crocetta sui moduli di opzione linguistica delle nostre scuole) ...
Su una cosa avete ragione: il Friuli di una volta è finito. Non è più ignaro, docile e remissivo: lo avete scatenato voi e L'Espresso. Continuate pure su questa strada.
Ma state attenti: risponderemo colpo su colpo e senza cedere di un millimetro. Stiamo iniziando ad appassionarci alle sfide. Autentiche provocazioni cui siamo pronti a rispondere fino in fondo, con l'olimpica e gandhiana forza della verità.
Distinti saluti.
dott. Luca Campanotto
(Rivignano - UD)
Ca al è ce che ur ai mandât jo (in plui di cualchi maledizion!)
A pochi giorni dall’allucinante articolo di Tommaso Cerno "We speak furlân” (sic) pubblicato dall’Espresso, anche Io Donna decide, un po’ meno grezzamente e con appena qualche imprecisione in meno, di scagliarsi contro la lingua friulana, messa in ridicolo nell’articolo Parlare “furlan” è un fiume di sprechi - Friuli, si spendono milioni di euro per tradurre Brecht o realizzare il T9 per sms in “marilenghe”.
Vero è che nel vostro articolo filtra almeno qualche raggio di verità, purtroppo però è subito oscurato da pesantissimi pregiudizi: in Friuli diversi napoletani, calabresi o siciliani studiano e parlano il friulano, ma non per difendere il posto di lavoro da chissà quali fantomatiche minacce, bensì solo perchè interessati o affascinati da quella strana gente che sono i friulani (lo posso garantire per esperienza personale); la maggior parte dei genitori stranieri richiede l’insegnamento della lingua friulana per i propri figli affinché possano sentire più propria una terra di emigranti che si è trasformata in terra di immigranti; ci sono traduzioni in friulano della grande letteratura mondiale (e mi facciano il piacere Giulia Calligaro e Raffaele Oriani... Mari Courage e i siei fîs di Bertold Brecht è stato tradotto non negli ultimi tempi, ma più di trent’anni fa, e senza il becco di un quattrino pubblico!); uso delle nuove tecnologie, ma tanto per voi il friulano resta una parlata da “stalla e da osteria”.
E altro che “fiume di sprechi”: sono tanto miserabili i finanziamenti pubblici messi a disposizione per le lingue minoritarie dalle istituzioni italiane, che esse sono state riprese più volte dalle autorità europee (fate una ricerchina su quanto si spende, o meglio, si investe nel Regno Unito per la lingua gallese, o in Svizzera per il romancio)!
Certo tutte queste informazioni, alla portata di qualunque garzone d'ufficio redazionale, non sono bastate a indurvi a scrivere un articolo dai toni ben diversi, che rendesse giustizia al popolo friulano. La questione è che in effetti i vostri interessi per il Friuli, per i friulani e per le loro lingue sono inesistenti, e i veri intenti emergono alla fine dell’articolo: ciò che vi importa è un attacco alle pressapochistiche e strumentali proposte della Lega sui dialetti, che in Friuli per altro non hanno trovato né interesse né consenso.
Scoperti quindi i vostri obiettivi non mi rimane altro che farvi i complimenti: pur di portare una stoccatina in un’insulsa polemica estiva, non avete avuto alcuno scrupolo che vi trattenesse dall’offendere la verità e tutta una popolazione. Non potevate trovare qualche argomento più civile per opporvi alle castronate di Zaia e Calderoli?
Ben poco rispettosi saluti.
rai triest se ci sei batti un colpo
contro il catanie ci saro con la bandiere del friul
ahahah il corriere vecjio marpion gjiornalist a la tirat fur il signor magris claudio chel cal vinc ducju i premis de cjampe europee dos pagjinas sul dialetto visto da un romantic le solite glorificazion dei sioux apache bisiach ma sul furlan avul tignilu sotan come bon inteletual de areamittel europa a la nostagjia dei timps che i triestins al avin su in cador val canal e cjargne a fazi da i fazui e patatis gratis cussi anus vul il sior magris o cussi o ai capit io ce dizo
certe int sul blog del espresso a samee piez dei fascist tipo voi friulanni che noi vi abiamo aiutato cuando il teremotto vi a colpito mah
ma vanno adurmi durant il di che del messagero veneto ascrivn ilcomitat 842 invece di 482 3 voltis a tabain di io donna ma ano citin mai il lor grup editorial ..l espresso,, ca an comincat a sbara par prin se chest ale gjiornalism
la replica di cerno via telefono da rome al telegjiornalist gigidimeo su telepordenon di ier dut content a la det che so fossi veritat no saressin stats tantis protestits carro cerno e i bez dat ae pseudo fesival di culture estive domo ala calabria sicilia e puglia chest an a son di 3 millions ma si sa l omp ormai al vif a rome
Ho letto ed inviato ad IoDonna la vostra lettera, che trovo azzeccata e forse fin troppo educata.
L'ignoranza imperante in Italia, e purtroppo anche in Friuli, sulla Identità Culturale dei Friulani, proviene dall' atteggiamento tipico da "sorestans" con i "sotans" che sottintende una superiorità culturale che i Friulani ancora non si decidono a combattere con decisione.
La sudditanza sociale e culturale del Popolo Friulano, proviene dalla mancanza di coscienza della propria identità, che in moltissimi giovani è evidente.
I Friulani non devono giustificare nessun spreco, avendo un'economia che non richiede nè contributi nè elemosine, ( da che pulpito, ogni giorno sono decine gli esempi di sprechi milionari sotto gli occhi in Italia).
Finalmente quando i Friulani sapranno chi sono, e non si faranno rimbambire dalle trasmissioni italiote della Rai ed in particolare dal ridicolo TG Regionale di Trieste, finiranno di giustificarsi continuamente.
SU' LA TESTA !
Bravo Sandri, ottimo commento.
eviva l italia tutta omologata aaalla sua linguamadre il toscano da snmarino al cantton ticino da montecarlo a opiccina che palle
la veritat a ca fazz un stran efet cheste polemiche cu la julia a udin cun plen di bandieris triccolrs pai vials e stradons samee che l italie a invas il friul neancje une bandiere friulll 22 in plui a presentaran il gnuf fuzil de beretta pal battalion domenie dula sono i pacifist del messageroveneto nissun al critica bbbbohhhh
http://www.frontefriulano.org/comunicati.asp?ID_COMUNICATO=125
FABIAN ROS
Egregio direttore,
Dopo l’Espresso ci si è messo anche il supplemento al Corriere della Sera Io Donna a fustigare questa terra, la nostra, “dove si spendono milioni di euro per la ‘marilenghe’”. Il Friuli “dove la parlata locale è riconosciuta dalla legge 482” - scrivono Giulia Calligaro e Raffaele Oriani - “che tutela le ‘minoranze linguistiche storiche’, ma dove, negli ultimi tempi, l’orgoglio delle radici ha virato verso un’escalation localista a suon di finanziamenti”.
E la citazione potrebbe fermarsi qui, visto che, per il resto, i redattori (si sono scomodati in due, anzi in tre se sommiamo l’autore di un boxino tanto pretestuoso quanto inconsistente) mescolano allegramente e in stile birignao progetti istituzionali di politica linguistica con iniziative personali autofinanziate, tutela della lingua accanto a “dialetti padani”, spezzoni di dichiarazioni su un determinato argomento messi in relazione con considerazioni su tutt’altro tema accanto a “risposte stupefatte”, in un patchwork indigesto che, se aveva come obiettivo la falsificazione della realtà, lo ha perfettamente raggiunto. Tante, infatti, e tali sono le panzane, come quella che vorrebbe la “cosiddetta koinè” “invenzione recente” del linguista catalano Xavier Lamuela o, questa sì “con sprezzo del ridicolo”, l’altra trovata, che vede frotte di meridionali seguire corsi di friulano per paura di perdere il posto di lavoro!
L’importante è spararle grosse.
E naturalmente, gli sprechi: se, in una scuola, i maestri chiedono ai genitori di portare i fogli per le fotocopie (variante dei gessi), ecco scoperto il colpevole: l’insegnamento del friulano!
Oltre all’immancabile luogo comune che pone su fronti contrapposti la tutela e l’insegnamento della lingua locale con l’inglese. Se c’è un disagio che emerge è quello provocato da un giornalismo di pancia che si abbassa a tanta banalità: far credere che questo toglie qualcosa alla preparazione di tecnici, ingegneri, architetti o medici. Una visione ideologica funzionale a quel globalismo servile che vorrebbe la vita pesata solo in termini di mercato, di PIL e di profitto. Un cervello pragmatico, insomma, spoglio di tutto ciò che è “inutile” per la costruzione di acciaierie a Abu Dhabi, tranne poi trovarsi impreparati di fronte alla complessità e alle diversità del mondo.
Ma ciò che l’articolo non risolve, pur evocandolo, è l’incipit. Se è vero che la parlata locale (friulana) è riconosciuta da una legge dello stato che tutela le minoranze linguistiche e storiche, i casi sono due: o i nostri giornalisti non ne conoscono i contenuti oppure, il che è peggio, non hanno ancora digerito il concetto di stato di diritto, in cui le norme costituzionali vanno rispettate e una legge, una volta approvata, va applicata. Ed è quello che si cerca di fare qui, con tutti i limiti imposti da risorse inadeguate (fate pure il confronto con altre realtà europee) in modo particolare nei due punti essenziali della legge: la scuola e i mezzi di informazione.
In un paese normale e per un giornalismo corretto, non questo ma il contrario dovrebbe suscitare scandalo.
Cordiali saluti.
Fabian Rosso
MAURO DELLA SCHIAVA
Ho letto l'articolo di Giulia Calligaro e Raffaele Oriani. Una requisitoria sui finanziamenti alla lingua friulana. In sintesi, non l'ho apprezzato. La quantifica dei costi non ha un riferimento temporale ed è poco velatamente, più un attacco alla Lega che non al soggetto dell'articolo: il friulano. Credo sia doveroso dare dignità a questa espressione culturale di un popolo come quello friulano che può dimostrare la sua ricchezza sia storica, linguistica e culturale e (anche) per questo credo vi sia il diritto di una sua valorizzazione, più che non la strumentalizzazione che ho visto nell'articolo. La verifica sui costi/benefici la si può fare, ma ciò non toglie un diritto all'espressione e alla divulgazione con tutti i mezzi a disposizione. Il friulano ha una relazione col locale, non è sufficiente per relazionarsi col mondo, ma è parte integrante o meglio, punto di partenza della gente di questa terra che da secoli sa convivere con altre culture (slovena e tedesca) senza nessuna prepotenza e che ha sempre saputo aprirsi al mondo, sia quando ha preso le valigie in mano, che quando ha cominciato ad ospitare le persone che arrivavano da altre terre. Nol covente smenteâ il furlan par savê l'ingles! (traduzione: "Non serve dimenticare il friulano per conoscere l'inglese= non serve accantonare la propria cultura per aprirsi alle altre culture".
Mandi
FRANCESCO FRATTOLIN
A sostegno del diritto di ogni comunità di difendere, parlare (anche in pubblico e per il pubblico e nelle istituzioni e come istituzione, ecc.) la propria lingua locale -che si faccia bene o che sia negativo, non importa (dato che nessuno vanta la verità in proprio)- purché lo decida la gente del posto. Gente che dovrebbe essere messa in condizione (sempre a proprie spese e non facendo pagare agli altri) di decidere in proprio di tante altre faccende, come quella di far parte della comunità superiore (mandamento, provincia, regione, stato) di cui si ritiene socio-economicamente e storicamente di appartenere, se è vero che siamo in democrazia e non più in una monarchia o dittatura dove a decidere sono in pochi contro il volere dei molti o semplicemente solo dei diretti interessati.
Saluto, Francesco Frattolin di Cesarolo, comune di San Michele al Tagliamento, attuale provincia di Venezia, ma area geograficamente firulana e che ha chiesto ripetutamente (contro la volontà della politica, anche locale) di essere aggregata al Friuli, con referendum autogestito del 1991 ed altro in base all'art. 132 Costituzione nel 2005, che non ha raggiunto il quorum, solo perchè previsto in modo incostituzionale.
Infatti, l'art. 45 della L. n° 352/70 impone che i SI siano almeno la metà +1 degli iscritti alle liste elettorali (non solo di chi va a votare). Se si esclude il 10÷15% dei residenti all'estero (AIRE) che sono compresi e non sono neppure stati avvisati dell'evento se non dopo!!! ed un 20% fisso di gente che non va a votare, viene imposta in pratica una maggioranza qualificata (75%) di chi normalmente si o può recarsi alle urne, cosa non prevista mai neppure dalla Costituzione se non per nomine di altissime cariche ma mai su nominativi in contraposizione (nel senso che fa vincere chi raggiunge tale maggioranza ma non fa perdere chi non ci arriva, come successo a S.Michele al T. dove a votare sono andati il 58% e di essi il 76% ha detto sì e il 22% no ed hanno vinto questi ultimi!!!???!?!?!).
Certo, dopo S.Michele al T., 1° comune in Italia ad arrivare al referendum, dopo una battaglia durata decenni, tanti altri comuni -trentasette, (vedasi http://www.comunichecambianoregione.org/)- hanno chiesto ed effettuato il referendum, 29 raggiungendo il quorum, 9 no (compreso S.Michele al T.) a dimostrazione che si è convinti, determinati ed organizzati bene lo si può raggiungere, ma rimane sempre incostituzionale il suo alto limite, e nonostante ciò, i comuni interessati (tranne i 7 dell'Alta Valmarecchia che sono stati esauditi non più di un mese fa con L. 3.8.2009) tutti gli altri sono bloccati perchè la politica non accetta queste volontà popolari di massa, paurosa di far decidere alla gente, irritata per la eventuale perdita di voti e seggi nei propri collegi, ecc.....
Ma di quale democrazia state parlando? Se la gente non può nemmeno aggiustare i confini amministrativi (non nazionali!?!?!?) fatti da monarchie, dittature od oligarchie.
MARISA COMELLI
Gentile Direttore,
sono indignata nel leggere il mio nome associato a considerazioni negative sull'insegnamento del friulano e sulla scuola friulana.
Deliberatamente è stato fatto un uso tendenzioso delle informazioni che ho fornito alla giornalista Giulia Calligaro: il dato riportato è stato estrapolato da un mio articolato discorso sulla situazione linguistica della realtà scolastica in cui lavoro.
A una precisa domanda della giornalista ho risposto che la percentuale dei bambini di madrelingua friulana nella mia scuola è attorno al 30%, ma che quasi tutti i bambini comprendono il friulano che è lingua dell'ambiente, attendono con entusiasmo le lezioni di friulano e le famiglie scelgono questo insegnamento.
Nella stessa intervista ho parlato della metodologia attiva, della modalità veicolare, della qualità delle esperienze condotte nella scuola in un'ottica di educazione plurilingue. Ma di questo non vi è cenno, a conferma di come le informazioni date siano state strumentalizzate.
Aderisco alla campagna avviata dal Comitato 482 (
www.com482.org), perchè la tutela delle minoranze linguistiche, compresa la friulana, è garantita dalla Costituzione della Repubblica italiana (art. 6) e dalla legge statale 482/99. Proprio tale legge prevede per i friulani, e per altre undici comunità minorizzate, la tutela dei loro diritti linguistici attraverso la presenza delle proprie lingue nella scuola, nelle amministrazioni pubbliche, nella toponomastica e nella radiotelevisione pubblica. Come mai gli autori dell'articolo, invece di chiedersi "dove passa il confine tra tutela e ridicolo" mettendo subdolamente alla berlina quanto è stato fatto in Friuli, non si sono chiesti perché la 482/99 non è ancora pienamente applicata, quando non apertamente violata (come nel caso della radiotelevisione pubblica)? Lo Stato italiano è stato ripetutamente richiamato per le sue inadempienze in questo settore dalle autorità europee, ma, evidentemente, per il giornale dai lei diretto è più facile prendersela con coloro cui vengono negati i diritti linguistici, piuttosto che con i responsabili di tali violazioni.
"Quanto costa agli italiani tenere viva la lingua friulana" affermate maliziosamente in copertina. Avreste fatto una figura migliore se vi foste chiesti qual è il prezzo che i friulani hanno pagato fino ad oggi per la violazione dei loro diritti linguistici e se lo Stato italiano, responsabile di tali violazioni, potrà mai risarcirli per quanto hanno subito.
Cordiali saluti.
Marisa Comelli
SILLA STEL
Ho letto con incredulità, rammarico e disappunto l'articolo di Calligaro-Oriani pubblicato dalla sua rivista, articolo fra l'altro ricco di imprecisioni.
Stupisce che il suo giornale sostenga le tesi esposte nell'articolo, i diritti linguistici sono, infatti,
parte integrante dei diritti umani fondamentali, per questo tutti i regimi totalitari e ANTIDEMOCRATICI si sono sempre adoperati per alienarli.
Per questo voglio esprimere tutta la
mia indignazione per questo attacco gratuito ed incomprensibile da parte del suo giornale ai diritti linguistici dei friulani e, di conseguenza, anche a quelli delle altre comunità minoritarie, tutelate peraltro da una normativa dello stato italiano, in linea con le tutele molto più forti che si attuano negli altri Paesi dell'Unione europea.
Dott.ssa Stel Silla
GIANFRANCO PELLEGRINI
L'articolo pubblicato sul supplemento "Io donna" del Corriere della Sera e sul sito del giornale, avente per titolo "Parlare 'furlan' è un fiume di sprechi", mi spinge a fare alcune considerazioni.
Il mondo al quale paiono allineati i due autori dell'articolo in argomento è un mondo terribile.
Il passaggio chiave del pezzo sta nelle frasi in cui si dice che l'eccellenza a Udine "punta a nuovi mercati" e dove si riporta "il disagio di chi vuole preparare professionisti che - magari con la Danieli di Buttrio - costruiranno acciaierie ad Abu Dhabi".
Ma questo è un mondo nel quale se non bastano due corsie se ne deve fare una terza. Se non bastano tre, se ne deve fare una quarta... e andiam dicendo, senza almeno chiedersi se invece il numero di veicoli circolanti debba proprio crescere a oltranza. E' un mondo in cui l'aziendalizzazione della società fa vedere il malato come un costo e non come persona bisognosa di Cura (pensiamo pure sia a Heidegger sia a Battiato); per lo stesso motivo chi va a scuola è visto come individuo che deve raggiungere al più presto la sua capacità di realizzare economie e margini piuttosto che diventare persona capace di esprimere pensiero autonomo, anche oltre l'universo di discorso unico corrente. Per non parlare dell'evoluzione del dominio della manipolazione dal taylorismo al toyotismo!
Possiamo figurarci quale posto possa trovare in questo contesto l'aspirazione a salvare una lingua straordinaria come quella friulana, insieme alla sua corte di dialetti, con un background antropologico che sui temi citati fa molto ma molto pensare. Cui prodest? Come si possono gettare soldi per qualcosa che non è di sicuro funzionale a quel mercato, a quel mondo? La pretesa non può che apparire puro snobismo. Per questo regime, nelle sue sfumature di destra e di sinistra, l'infunzionale è troppo dirompente per essere tollerato e, tanto meno, per essere finanziato.
L'aspetto triste nella vicenda è l'allineamento di interventi come quello cui qui si fa riferimento. Se siamo così, non saremo morti ma certo molto addormentati, lobotomizzati. Dobbiamo aspettarci allora forse solo la pietà di una mano forte che prema il cuscino sulla faccia?
Gianfranco Pellegrini
Val dal Roiâl
UBALDO MUZZATTI - I PART
LETTERA AD UNA GIORNALISTA
Dal Friuli alla corregionale Giulia Callegaro
Cara Giulia, quando uscirono i tuoi primi articoli sul quotidiano locale ne fummo lieti: una concittadina che si avviava alla carriera giornalistica faceva piacere a tutti. Ma non eri destinata al ruolo di cronista di provincia, lo si vide subito. I tuoi pezzi staccavano nettamente, avevano un contenuto espressivo diverso, più erudito, volto al generale e a superare le angustie locali. Non di meno incappasti, tu pure, in qualche garbata e qualificata reprimenda, ma eri giovane allora e, in fondo, praticante di un mestiere difficile. Ricordi, per esempio, quando Tito Maniacco (uno degli uomini più colti del Friuli, secondo la definizione di Carlo Sgorlon) commentò il tuo reportage su uno dei borghi abbandonati della Val Tramontina con parole che suonavano come: “Martiri di Palcoda insorgete!”. Egli stesso ti riconosceva una buona scrittura, ma non poteva concepire che in un articolo lungo, riguardante quattro ruderi in una valle impervia, tu avessi dimenticato-omesso-ignorato il fatto saliente e preminente del luogo, ovvero la battaglia che vi si svolse tra partigiani e tedeschi, conclusasi tragicamente con la fucilazione di una decina di patrioti.
Qualcosa di simile ti capita ora con l’articolo, co-firmato su “Io Donna” del 5-11 settembre: “Parlare furlan, un fiume di sprechi”. Non so il tuo collega Raffaele Oriani, ma tu conosci il Friuli e molti friulani, soprattutto dell’universo culturale. Sai bene che per ognuno degli elementi negativi che avete prescelto per presentare la questione linguistica locale ne avresti potuto riportare molti di positivi o almeno di più equilibrati. Per questo avresti potuto riascoltare i referenti del “Circolo Culturale Menocchio”, dei “Colonos” e tanti altri infaticabili e pur moderati animatori della cultura friulana. Maniacco stesso. Tra quanti si occupano di istruzione, e hanno sicure competenze in materia, la prof.ssa Facchin Schiavi, il preside della facoltà di Scienze della Formazione della Università di Udine Franco Fabbro. Avreste potuto salire nel Tarvisiano, ove molti parlano naturalmente 4 lingue: italiano, friulano, tedesco e sloveno: un angolo di vera Europa. Altro che Babele. La quale “se non ci fosse stata bisognerebbe inventarla” (non ricordo chi lo disse) perché il multilinguismo e la multiculturalità sono beni preziosi dell’umanità. Al pari della biodiversità, delle varietà paesaggistiche, dei presidi agroalimentari, ecc. per i quali molti si spendono con una determinazione (giusta) che è inferiore solo all’impegno che profondono nel demonizzare le lingue e le culture delle minoranze. A Spilimbergo poi, come avete fatto a selezionare i residenti che parlano “tutti italiano”? A me, che vi sono cresciuto e che ci torno spesso, pare impossibile, a meno di non fermarsi nella frazione di Tauriano presso la caserma della Brigata Ariete. Infine, dove sarà mai il fiume di sprechi se, anche stracciandoli tutti, quelli stanziati per il friulano rappresentano una quota minimale del bilancio regionale e infinitesimale di quello dello Stato.
(...)
UBALDO MUZZATTI - II PART
(...)
Mi chiedo, visto che è chiarissimo lo scopo che vi eravate prefissati, era proprio necessario coinvolgere il Friuli (che non è Padania) e il friulano che non è dialetto, ma lingua vera e secolare di noi friulani? Ai lettori avete dato una immagine del tutto falsata del Friuli facendo credere agli italiani che all’estremo Nordest vivono ancora i barbari, con l’aggravante dello sperpero del pubblico denaro. Non è nel nostro costume sprecare, tu lo sai, e non siamo poi così gretti e distanti, mercé le nostre favelle autoctone, dai canoni dell’ istruzione ufficiale. I dati nazionali dell’indagine OCSE-PISA sulla preparazione di alunni e studenti lo certificano. In tutti e quattro i settori disciplinari i friulani sono tra i primi in Italia e si avvicinano ai migliori al mondo: Finlandia, Canada, la vicina Austria. Le ragioni, che da sole inficiano l’assunto del vostro articolo, sono molte e tra queste sicuramente: “La dimensione plurilinguistica e pluriculturale che è carattere definente la peculiarità e la specialità della regione”, come dimostra uno studio del dott. Bruno Forte, già funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione e già direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia.
Era festa, giorni addietro sulle nostre (mie e tue) montagne: “Paesi aperti” a Frisanco, Poffabro, Andreis. Sui muri di sasso degli splendidi borghi la libraia de “La nâf Spaziâl” aveva appeso dei versi di Federico Tavan. Ne prendo a prestito uno, parafrasato e storpiato (non so scrivere in friulano), per salutarti con immutata stima: “A nol’è sucedût nuia canais, continuait a scrive” (Non è successo niente ragazzi, continuate a scrivere).
Ubaldo Muzzatti
Pordenon
EGLE TAVERNA
Mi associo alle parole dell'esimio Prof. Xavier Lamuela, in riferimento all'articolo pubblicato sul vostro settimanale sulla lingua friulana, a firma dei giornalisti Giulia Calligaro e Raffaele Oriani.
Come Friulana ed anche cittadina Italiana mi sento profondamente offesa, per aver constatato, con amarezza e sdegno, che certa stampa ad opera di giornalisti poco informati e decisamente poco corretti, sta svolgendo un poderoso attacco all'uso della lingua Friulana. Ci sono sprechi di denaro, si afferma, ma gli sprechi sono ben altri. Mi auguro che sia stato l'effetto del caldo di agosto o di un colpo di sole.
Qui si tratta di tutelare e salvare una lingua e lo scandalo è invece non riconoscere i diritti garantiti dalla Costituzione della Repubblica Italiana (art.6 ) e dalla legge statale 482/99.
Il Friulano non è un dialetto, ma una vera e propria lingua con un'antica tradizione letteraria classificata dal padre dei Glottologi Italiani -Graziadio Isaia Ascoli - nel gruppo delle lingue romanze.
IL Friulano è una lingua viva in cui si riconoscono i Friulani , parlata da oltre 600.000 persone nel Friuli e conservata e tramandata dai nostri emigrati nel mondo che sono stati costretti a lasciare la nostra terra per fame e miseria e che ancora oggi mantengono viva la nostra " marilenghe" attraverso i Fogolars Furlans sparsi dovunque.
Si potrebbe dire che questo filo che unisce i Friulani nel mondo ci permette di arrivare dovunque parlando la nostra lingua che, al contrario di quanto palesato nei vostri articoli, si mantiene viva anche oltre le generazioni e viene tramandata ai giovani e il vostro giornale ci critica se noi Friulani cerchiamo di preservarla a casa nostra !!
- Fasìn di bessoi !! - Lo abbiamo fatto con la ricostruzione dopo il terremoto del 1976, traendo energia e vigore da quella catastrofe e da quella polvere che era rimasta dalle macerie.
Ora con la stessa forza e vigore siamo qui per difendere la nostra "marilenghe" che è un nostro diritto sancito per legge, come per le altre 11 comunità minoritarie che si trovano nel nostro paese.
Un diritto riconosciuto per altro sia dallo Stato Italiano che dalle Autorità Europee.
Cordiali saluti, mandi.
Egle Taverna
Coments su chest articul, su chel di Cerno, e su altris aspiets de cuestion, ju cjatais ancje su chest blog:
furlan.splinder.com/
Simpri sul front des rispuestis dadis ai atacs al furlan publicadis sui blogs, o segnalìn ancje cheste:
anemoneviola.style.it/466/parlare-furlan-e-un-fiume-di-sprechi
DONATO TOFFOLI
Spett. redazione,
se ho ben compreso, in questa fine estate vanno i capelli con la frangetta, i vestiti a fiori e lo squadrismo linguistico: una moda collaudata. Molto cool.
Per rettificare la terribile serie di puttanate snocciolate nel vostro articolo “sugli sprechi a favore del friulano” ci vorrebbero due numeri interi della rivista. Ma probabilmente siete troppo impegnati, tra una bevuta tra amici (occhio, Mian, a non darci dentro troppo!) e l’altra, a discettare di eugenetica linguistica, per farla finita una buona volta con questi Untermenschen friulani.
Solo alcuni spot allora:
1. Essendo friulano non ho la minima idea di cosa sia la Padania (a parte la pianura del Po, beninteso) ma capisco sempre meglio, grazie al vostro articolo, cosa sia diventata l’Italia.
2. La minoranza linguistica friulana (insieme ad altre) è tutelata, in primis, dalla legge dello stato n. 482 del 1999, che è applicativa dell’articolo 6 della Costituzione. Costituzione nata dalla Resistenza antifascista. Do you know?
3. Lo scandalo è che la legge sopra citata venga colpevolmente sabotata. E’ una notizia. Un giornalista potrebbe lavorarci sopra. Già, ma cosa lo dico a fare a voi?
4. Se applicassi il vostro stesso beota modo di ragionare (perche sprecare soldi per l’insegnamento del friulano quando solo (solo?) il 30 % degli alunni lo parla) all’italiano, ne vedremmo delle belle. A 150 anni dalla fondazione dello stato italiano, il 40% dei cittadini italiani (dati Istat) usa l’italiano come lingua abituale. Con tutto lo stato, uffici, scuole, RAI, ecc. a disposizione. Uno spreco incredibile di risorse! Ma, appunto, io non ragiono così.
5. Io, e anche altri molto meglio di me, ragioniamo in termini di rispetto della diversità linguistica (e non solo), di promozione del plurilinguismo, di una dignità umana che non è in funzione del suo porsi come merce in mezzo ad altre merci.
Ma sono anche convinto che di tutto questo non ve ne importi nulla.
Con profonda disistima
Donato Toffoli
Leggo con piacere i commenti pubblicati nel blog comitato482, scritti con argomentazioni pertinenti ed approfondite, con riferimenti legislativi e di sentenze.
Il livello complessivo dei commenti è elevato, fatto che dimostra anche lo spessore culturale dei friulani e dei sostenitori della tutela della lingua friulana.
Noto comunque che in molti commenti spesso si tende ad accusare i giornalisti autori degli articoli incriminati, regalando ai giornalisti un'importanza che non hanno.
Personalmente mi interessa poco che qualche giornalista nazionale, ( leggermente meno giustificata la giornalista udinese almeno per la sua conoscenza diretta della società friulana) utilizzi la tutela del friulano per attaccare le proposte sui dialetti della Lega Nord, e non ritengo necessario spiegare a chi, non friulano, non è interessato ad approfondire le peculiarità del popolo friulano.
Sottolineo poi un fatto che spesso non emerge dalle discussioni : la tutela della Lingua Madre non si riduce alla difesa dei dialetti come vogliono far credere gli italianofili , bensì la Lingua fa parte di una più complessiva Identità Culturale che ogni popolo possiede e che ne compongono le caratteristiche specifiche ; quindi tutelare ed espandere l'utilizzo della Lingua Friulana significa riappropriarsi e riconoscersi nella propria Identità Culturale e creare le basi per la consapevolezza politica e sociale dei friulani.
I friulani non devono spiegare e giustificare NIENTE a nessuno, ci siamo guadagnati l'Università con immani lotte, un'economia con una discreta solidità, e potrei continuare con una lista infinita ;
Il Governo nazionale non ci ha regalato niente, ciò che siamo è costato impegno, sacrifici ed emigrazione.
Dobbiamo piuttosto produrre iniziative per allargare la consapevolezza dei friulani, della loro identità di popolo, forzando la naturale riservatezza che ci contraddistingue, e sostenendo una rappresentanza politica che privilegi l'Autonomia dei friulani.
Quello che non accetto mai , è l'atteggiamento giustificativo , quando non acquiescente, dei friulani che io chiamo da "sotans" che ci fa sottovalutare le doti di un popolo che nelle classifiche del Sole24ore per qualità della vita è sempre trai primi posti.
Un semplice esempio è la raccolta differenziata dei rifiuti, che vedono il Friuli in testa alla graduatorie nazionali, sintomo di una correttezza e sensibilità verso l'ambiente che fa onore ai friulani ; la sorpresa che dai risultati degli studenti agli ultimi esami di diploma pubblicati dal Ministero dell'Istruzione , emerga che i nostri giovani siano i migliori in quasi tutte le materie mi dà fiducia nel futuro del nostro Friuli.
A questo proposito ribadendo che la Lingua è parte della Identità Culturale, sottolineo che conoscere una Lingua Straniera significa anche acquisirne i profondi imprinting culturali; ad esempio imparare l'inglese significa anche acquisire parte della identità culturale anglosassone con i pro ed i contro ; le lingue straniere devono essere utilizzate come strumenti necessari all'allargamento degli orizzonti che non devono però far disperdere la propria Identità.
Infatti il predominio politico imperialistico è sempre attuato con l'esportazione della Lingua e successivamente con la cultura, come la storia ha sempre confermato.
Sono favorevole all'insegnamento, non di una ma di più lingue straniere indispensabili per i rapporti economici internazionali, ma che venga ostacolato lo studio della Lingua Madre lo trovo risibile ed ha l'evidente obiettivo di distruggere l'Identità Culturale del Popolo Friulano.
Quindi nessuna giustificazione, bensì orgoglio di fronte a tutti e chi non ci vuole comprendere od apprezzare riceverà il nostro totale disinteresse, come scriveva il nostro avversario linguistico "non ti curar di loro ecc..".
SU' LA TESTA.
GIANCARLO CASTELLARIN - I PART
Gentile Direttore,
Siamo alle solite. Guai a quelli della periferia dell’impero che non rimangono agganciati al generone ufficial-nazionale e creano esperienze innovative. Anche quando si è acquisito un favorevole quadro normativo (da Bruxelles a Roma, e a Trieste in Consiglio regionale), per la tutela della lingua friulana, malgrado l’opposizione della lobby che conta in quella città.
Il giochetto è vecchio: arriva subito una velina ai giornali di tiratura, finalizzata a brutalizzare gli incauti che non accettano le vecchie dominanze. E oltre tutto ci sono in gioco, per questi organi di stampa, decine di milioni di incentivi all’ anno ciascuno. E quindi anche il Corrierone milanese ci sta. Giornale che un tempo, oltre a essere liberale era, con il maestro Indro Montanelli, anche un giornale liberal, coerente sulla questione delle lingue minoritarie.
E così dopo il rabbuffo, certo senza caratura storica e ancor meno linguistica, ma condotto almeno con stile da Galli della Loggia, è arrivato lo scomposto pezzo dei ragazzi de “Il Corriere Donna”a riprendere i friulani. Pensate che questi giovani, come fanno certi giornali xenofobi tedeschi che intercalano il testo della lingua di Goethe con brevi espressioni italiche per sottolinearne dispregiativamente la supposta primitività, hanno usato la stessa tecnica nel loro servizio.
Questo è avvenuto contro espressioni che in qualsiasi contesto aperto di dialogo trasudano l’eleganza e l’espressività di una grande lingua nazionale. Non basta. I nostri, nella scorribanda in regione, si sono accorti che in certi ambienti triestini c’è intolleranza verso la marilenghe e loro si permettono di apprezzarne la manifesta aggressività, non importa se questo avviene apertamente contro l’art. 6 della Costituzione e la buona educazione civica.
A Trieste, città di cui è proverbiale la dipendenza dall’assistenzialismo diretto e indiretto in economia, ci sono importanti gruppi di pressione che mostrano da sempre un’ostilità ingiustificabile verso la lingua friulana (ne sanno qualcosa i verbali dei consigli regionali, e quei toni predicatori dell’ intramontabile Piccolo di Trieste, che a volte sfiorano la lotta etnica). Si pensa così di guadagnare il consenso e quindi l’appoggio politico di circoli influenti che hanno una visione centralistica e gerarchica dei rapporti tra le genti italiche.
(...)
GIANCARLO CASTELLARIN - II PART
(...)
Inoltre essere ostili a tutto ciò che non è strettamente monolinguistico in passato ha pagato, in particolare quando l’ostilità veniva rivolta nei confronti degli sloveni. Questa ostilità, in una città che ha il primato nazionale di consumismo pseudo-culturale, viene paradossalmente travestita da preoccupazione per lo spreco di denaro. La protesta triestina contro il film illustrante la vicenda storica di cui è stato protagonista il grande friulano padre Marco D’Aviano, non è avvenuta perché le diapositive sarebbero sottolineate in marilenghe, ma perché oscura la supposta centralità di Trieste nella Mitteleuropa. Qualunque indagine seria dimostra che la spesa per proteggere la nostra lingua minore è inferiore al costo di 2-3 caffè all’ anno per ognuno dei 700.000 friulofoni. Questo perché i nostri intellettuali, colpevoli di condurre un lavoro eccellente e tenace di specialisti linguistici, hanno generalmente retribuzioni assolutamente modeste e molti operano come volontari.
Come non meravigliarsi di questi attacchi sul nulla, o sulla chiara esagerazione nell’esplicitare contrasti tra i modi di intendere lo sviluppo dinamico e il ruolo di una lingua minore, dove si deve scegliere se ci si debba affidare allo spontaneismo o strutturare gli interventi affidandosi alle migliori competenze anche in campo europeo. Questo mentre la preoccupazione di tutti gli Italiani e penso dei Friulani è invece di come stanno andando le cose a Milano. Una volta la città era considerata la Capitale morale dell’ Italia, ora è divenuta priva di capacità di essere riferimento civile per il paese, la città non è più per tutti come un tempo, ora è diventata città per pochi. Monaco di Baviera, dove ho trascorso un breve periodo di lavoro da giovane, a quei tempi era, come Milano, una città per tutti; ora è ancora una città per tutti, e gli speculatori in qualsiasi settore economico l’hanno dura quando cercano di sfruttare le famiglie. Sarebbe carino che questi ragazzi del Corrierone (che vivono nella capitale dei monopoli privati) si occupassero di più di questo scadimento civile che ha ripercussioni gravi in tutto il paese.
I Friulani che vedono tanti buoni esempi oltralpe e altrove e anche organismi istituzionali europei a difesa dei cittadini dalle prepotenze dei monopoli privati e pubblici (da quelli finanziari a quelli dei servizi) sono ben disponibili a lavorare assieme a tutti per costruire modelli più civili ed equi di convivenza sociale in perfetta lingua italiana, senza rinunciare alla loro peculiare identità.
Ma alla fine in Friuli pensiamo in molti, che tutta questa ostile montatura ed una così esagerata mobilitazione dei mass-media moderati rispetto a una precisa politica europea sulle lingue minori, a un preciso e impegnante articolo della Costituzione, e a una precisa legge nazionale che viene malamente osservata, trova luogo solo perché una lobby triestina pur potente e di cui tutti conoscono l’identità, fa di tutto per far girare un poco di mal di pancia perfino a una Roma a una Milano e a un Paese con ben altri problemi.
Giancarlo Castellarin
MARIA CRISTINA BERGER - I PART
Da anni mi occupo di plurilinguismo, partecipando quale ricercatrice a progetti nazionali e internazionali, dedicati alla promozione del plurilinguismo e dell'interculturalità, collaborando anche con istituzioni del Consiglio d'Europa. Nata e cresciuta nell’ambiente plurilingue dell’Alto Adige/ Südtirol, quando nel 1977 sono giunta in Friuli, è stato istintivo per me guardare al “furlan”, che mi ricorda il ladino delle mie valli dolomitiche, come ricchezza culturale del territorio.
Ritengo sconcertante l'articolo del Corriere della Sera, che su scala nazionale raggiunge milioni di lettori, i quali, non tenuti a possedere un bagaglio culturale enciclopedico, hanno diritto a informazioni complete ed obiettive. Dopo il titolo, di per sé sentenza lapidaria, una sequenza di argomentazioni mira in modo scoperto a profilare una questione linguistica quale “scandalo”.
Chi e a quale titolo ha condotto un processo in contumacia? Con che scopo si trascina con questi sistemi poco condivisibili l’opinione pubblica a condividere una condanna?
L’articolo non lo dice e neppure fornisce gli elementi basilari per una valutazione corretta della questione. Quanti italiani sono ad esempio a conoscenza che il 'furlan' non è dialetto ma una vera e propria lingua, seppure minoritaria, parlata in Friuli? Si vuole forse convincere gente lontana dalla realtà locale, e ne ignora le questioni linguistiche, che sia un imperdonabile spreco investire denaro per proteggere la madrelingua 'furlan', patrimonio di chi qua nasce, e che sia altrettanto assurdo promuoverne la conoscenza in chi, come me, è venuto a vivere e lavorare in questo territorio? Perché si omette, a introduzione della questione, che il 'furlan' è a rischio di estinzione, come qualsiasi altra lingua minoritaria, non per inferiore valore o senso, ma per la pressione della lingua di stato e dei codici linguistici dei mass media, così affascinanti per le nuove generazioni, irretite dalle proposte uniformi della globalizzazione?
Perché non si assicurano fondamentali informazioni riguardo alla tutela e promozione delle lingue dei cittadini italiani di culture minoritarie, d’obbligo ancora prima del quesito sulla liceità sulla spesa di denaro pubblico? Manca ogni accenno alla tutela delle lingue minoritarie ed alla integrazione europea sancita dalla Carta delle lingue e culture regionali e dalla Carta dei diritti delle minoranze etniche, approvata dal Parlamento europeo il 16 ottobre 1981. Conosciuta anche come "Carta di Strasburgo", – suo relatore è stato l'eurodeputato socialista italiano Gaetano Arfè -, essa costituisce la prima significativa presa di posizione assunta dall' organo comunitario. Dov' è rimasta la spiegazione che il 'furlan' , come ogni lingua europea minoritaria, è patrimonio di poche migliaia di persone, ma non per questo ha meno importanza o diritti? Per caso i cittadini italiani , dichiarati nella costituzione uguali davanti alle legge, diventano meno uguali, se non intendono rinnegare la propria identità linguistica per appiattirsi nell’identità linguistica della maggioranza?
(...)
MARIA CRISTINA BERGER - II PART
(...)
La domanda dell’articolo ...."Dove passa il confine tra tutela e ridicolo?” ...non consente al lettore una risposta oggettiva. Al posto degli opportuni dati relativi alle forme di riconoscimento già in atto a livello statale e internazionale (vedi Onu, Unesco, Consiglio d'Europa e CSCE) , ed all’importanza e diffusione di associazioni e movimenti che esprimono le minoranze, il lettore trova , infatti, solo un elenco di iniziative riguardo alla lingua friulana, accompagnato dal martellamento sul concetto di 'inutilità' , ' non senso' e 'spreco' . Perché non è stata data voce a nessuno fra coloro su cui si punta il dito più o meno apertamente? Perché voler far passare per ridicoli o insensati alcuni trai più significativi contributi alla lingua friulana che rappresentano lo sforzo di mantenerla viva e non “prigioniera” della sola sfera familiare e colloquiale, proprio per aiutare le nuove generazioni a continuare a parlarla senza sentirsi inadatti a tenere il passo coi tempi? Si continua ad ignorare che è lingua e non dialetto, e che qualsiasi lingua si è adeguata anche nel lessico all'evolversi dei tempi, della cultura dei suoi parlanti, dei sempre nuovi bisogni sociali ed economici ?
Chi mostra toni sprezzanti per i neologismi friulani, dimentica o non sa che, similmente a chi oggi conia e propone i neologismi per il ‘furlan’, nel corso dei secoli anche per la lingua italiana vi è stato chi – senza scandalo- ha inventato termini e modi di dire prima inesistenti, quali ‘automobile’, ‘telefono’ , ‘grattacielo’ ?
Prima di parlare di paradosso Giulia Calligaro e Raffaele Oriani avrebbero fatto bene a documentarsi meglio, anziché scrivere impropriamente: ...“E i paradossi si moltiplicano. La versione linguisticamente corretta del friulano - la cosiddetta koiné - è opera recente di un catalano, Xavier Lamuela “...La koinè friulana , infatti, si può far risalire al XVII secolo, con Ermes di Colloredo, mentre l’incarico dato all’esperto catalano non era quello di stilare una versione “linguisticamente corretta” della koinè friulana, ma di proporre una grafia uniforme. La ricerca di un condiviso codice scritto non è una bizza friulana, ma problema sentito anche per il Rumantsch, il ladino dei Grigioni e quarta lingua ufficiale in Svizzera. Un’ obiettiva informazione nel rispetto della questione friulana avrebbe dovuto mettere a fuoco chi sia l'esperto menzionato e quali riconosciute competenze internazionali gli abbiano valso l’incarico, invece di ipotizzare paradossi e scandalo.
In base alle argomentazioni espresse dall’articolo si dovrebbe poi convenire, a livello europeo e forse mondiale, che investire risorse economiche e personali per la promozione o tutela di una lingua sia spreco e che tutti i popoli europei userebbero meglio i propri soldi conservando solo le prime forme attestate della propria lingua!! o magari che sarebbe “più economico” in tempi di recessione dismettere la madrelingua a favore dell’inglese o altra lingua predominante nel business internazionale.
Sono uno sproposito le critiche alla traduzione in ‘furlan’ di un’opera tedesca e quelle alla compilazione di un dizionario, seguite dal suggerimento che il tutto sia frutto di un 'mestiere' inventato a danno della collettività, ma a favore dei furbetti che ci lavorano. Erano forse impazziti o immorali tutti coloro che nei secoli hanno tradotto letteratura estera o messo in scena nella propria lingua opere di altri popoli? Si cerca forse di indurre ignari lettori a reputare che qualsiasi nuovo dizionario, dopo il primo, che ormai per quasi tutte le lingue europee risale a qualche secolo fa, sia completamente inutile?
(...)
MARIA CRISTINA BERGER - III PART
(...)
A proposito del passo ... “ non è un caso che nelle vie friulanofone di Spilimbergo, in provincia di Pordenone, chiedendo dello sportello per traduzioni in “marilenghe” si ricevano solo risposte stupefatte: «Qui parliamo tutti italiano, di traduttori non abbiamo mai avuto bisogno». La tutela aumenta ma, secondo la provincia di Udine, «le ultime statistiche denunciano un calo preoccupante di locutori, soprattutto tra i giovani»” ... vale la pena osservare che è d’obbligo avvertire i lettori come i friulani frequentino scuole con insegnamento in lingua italiana, e siano dunque bilingui, salvo eccezioni, soprattutto fra gli anziani, e che lo sportello va inteso come una delle misure a salvaguardia dell’uso amministrativo del friulano invece che semplice servizio di interpretariato.
Per una corretta informazione anche la legittima domanda/risposta ...” .Ma i bambini qui parlano davvero furlan? ... Marisa Comelli insegnante elementare di Faedis, piccolo centro dell’udinese, risponde «non più del 30 per cento»..., va inquadrata nel contesto completo. La preoccupante perdita della madrelingua nei bambini , ( che comunque mantengono la competenza passiva della comprensione in percentuale maggiore di quanto riferito da UNA sola persona, mentre andrebbero citati dati di rilevazioni scientifiche, non trattandosi di gossip ) è causata da problemi sociali e psicologici, comuni a tutte le lingue minoritarie. Impedire il calo inesorabile, che è segnale preoccupante, significa prevenire la perdita di un patrimonio culturale. E’ segno di civiltà e rispetto, e non questione da porre solo in termini di denaro!
Chi ha discreditato qualunque iniziativa volta a mantenere viva una lingua minoritaria ignora altresì l'impronta creativa sull'evoluzione della lingua italiana di Dante o del Manzoni e altri esempi come il grande contributo alla lingua tedesca dato da Martin Lutero, dai fratelli Grimm e dallo stesso Goethe.
Preziosi sono la dialettica e lo spirito critico a tutela del cittadino, ma è dovere della stampa porre le questioni sulla base di informazioni complete, pluralità di notizie, e rispetto di opinioni. E’ inaccettabile un’informazione che diffonde e avvalla ignoranza cedendo al linguaggio scandalistico, di facile effetto.
Maria Cristina Berger
ROBERTA MICHIELI
Al Direttore del settimanale "Io Donna" - Corriere della Sera -
Solo ora ho a disposizione un computer per potervi scrivere. Con la presente desidero aderire alla iniziativa del Comitato 482 contro l'osceno articolo da voi pubblicato contro la tutela della lingua friulana. Lingua e non dialetto, come per sbeffeggiare l'intera comunità friulana è stato ripetutamente scritto in questo articolo. Eppure uno dei due giornalisti mi risulta essere perfino friulana e dunque non può ignorare la grande battaglia di civiltà dei friulani per la tutela della loro cultura, della loro lingua e della loro identità. Una "minoranza nazionale" quella friulana, riconosciuta dallo Stato italiano e dall'Unione Europea. Tutelata con norme europee e una legge approvata dal Parlamento italiano. Una minoranza che non ha mai aggredito altri popoli, mai imposto la sua lingua e cultura ad alcuno. Gli italiani lo hanno invece fatto: in Jugoslavia, in Albania, in Grecia, in Russia, in Libia, in Etiopia, in Somalia. Tutti paesi che poi hanno denunciato centinaia di presunti criminali di guerra italiani. Mai processati.
Con riferimento all'articolo pubblicato sul vostro settimanale, mi auguro qualcuno passi alle vie legali e vi denunci per diffamazione. Libri pubblicati nel 1977 e 1978, senza alcun contributo pubblico, perchè la Legge 482 è del 1999 e oltrettutto non prevede finanziamenti a soggetti privati, sono stati offerti "in pasto" agli italiani come esempio di spreco di milioni di contributi pubblici. I due autori non si sono nemmeno premurati di guardare la data di pubblicazione scritta sui due libri. E questo la dice lunga sulla serietà dell'inchiesta pubblicata sul vostro settimanale.
Perchè sul vostro settimanale non è stata pubblicata ad oggi neppure una delle "tante" lettere di protesta che mi risulta vi siano state inviate? Non esiste più il diritto di replica?
Qui di seguito una delle tante lettere a voi giunte e mai pubblicate. Splendida lettera che faccio mia. Per fortuna esiste internet e il giornalismo di "pancia" e lo squadrismo linguistico, non hanno più il monopolio dell'informazione.
Senza stima.
Roberta Michieli
LUCIA PROTTO
Gentile Direttore,
ho letto con profonda amarezza e con un senso di frustrazione l’articolo di Tommaso Cerno pubblicato dalla Sua rivista. Per questo Le scrivo questa lettera di protesta, aderendo alla campagna avviata dal Comitato 482 (www.com482.org).
Utilizzare pienamente la propria lingua in ogni ambito della vita, caro Direttore, è un diritto del popolo friulano (riconosciuto, per altro, sia dallo Stato italiano che dalle autorità europee) e non uno spreco di denaro pubblico.
La tutela delle minoranze linguistiche, compresa quella friulana, è garantita dalla Costituzione della Repubblica Italiana (art. 6) e dalla legge statale 482/99. Proprio tale legge prevede per i friulani, e per altre undici comunità linguistiche, compresa la mia (comunità di lingua tedesca nelle Alpi Carniche), la tutela dei loro diritti linguistici attraverso la presenza delle proprie lingue nella scuola, nelle amministrazioni pubbliche, nella toponomastica e nella radiotelevisione pubblica.
Ci si preoccupa tanto per il rischio di estinzione che minaccia specie animali, foreste, popolazioni e culture lontane migliaia di kilometri, e non ci si accorge di quale grande ricchezza il nostro Paese rischi di perdere con la progressiva regressione di lingue e culture che hanno contribuito a costruirne la storia. Nessuno di coloro che si occupa seriamente di politica linguistica e di tutela delle parlate locali ha mai aspirato ad imporle né a sostituirle all’italiano, ma semplicemente a vivere in un Paese che rispetti le popolazioni che, oltre all’italiano, parlano altri idiomi, che hanno contribuito a rendere più ricca la loro cultura e la loro storia personale e comunitaria.
Suona strano e sospetto il sarcasmo usato dall’articolista nella frase “E quelle lingue si dovranno parlare anche in pubblico e alla televisione”, quando nessuno si è mai scandalizzato, ad esempio, che artisti come Eduardo De Filippo o Massimo Troisi parlassero napoletano nelle loro opere. Per non parlare del romanesco che ascoltiamo continuamente nei programmi della televisione, sia pubblica che privata.
Trovo addirittura offensivo il box dal titolo “Dante in chiave leghista”. A parte il fatto che la tutela delle lingue locali non ha colore politico, la frase “dunque largo al dialetto, con il risultato che oggi esistono innumerevoli versioni gergali” dimostra una gran confusione sull’argomento, a partire dall’utilizzo dei termini.
Alla fine, qual è il problema? Forse il pregiudizio che vuole le lingue locali lingue di serie B, destinate a rimanere confinate fra le mura domestiche? Oppure l’utilizzo del denaro pubblico per le attività di tutela? Siamo seri: nessuno può credere in buona fede che le lingue meno diffuse possano sopravvivere nella società moderna senza l’utilizzo dei mezzi (insegnamento, mezzi di informazione, editoria, nuove tecnologie) a disposizione delle altre lingue.
Quanto agli sprechi, ammesso che ci siano, posso solo affermare per esperienza personale che la gran parte del lavoro di tutela e promozione delle lingue locali è svolta da insegnanti, studiosi, appassionati che vi si dedicano nel loro tempo libero, con passione, convinzione e spesso a proprie spese e che almeno per questo meritano da parte dei mezzi di informazione rispetto e un po’ più di attenzione nella forma e nei contenuti.
Cordiali saluti.
Lucia Protto
Circolo Culturale Saurano “Fulgenzio Schneider”
Sauris (UD)
Posta un commento